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MINDGAMES International daylight Musea 2002 BEL

Questo disco mi ha fatto ritornare giovane... quando sul finire degli anni '80 il Prog stava timidamente rinascendo dopo anni di buio pressoché totale e cominciavano a circolare i primi timidi tentativi di suonare di nuovo questa musica. Capitava di ascoltare dischi che definire goffi esercizi di stile è limitativo; album di patetico ma coraggioso Prog che, nella nostra fame di cose nuove, comunque divoravamo affamatissimi. Ecco... quest'album d'esordio dei belgi Mindgames mi riporta a questi goffi ed ingenui dischi: un entusiastico guazzabuglio di influenze e riferimenti ai grandi del passato, qualche nuova sonorità, cantato in inglese quanto meno avventuroso e un risultato che, pur godibile (specie in quegli anni di penuria), avrebbe meritato di cadere immediatamente nel dimenticatoio. Ascoltare un album di questo tipo nel 2003 può senz'altro compiacere i patiti del neo Prog sinfonico, ma può far sorridere se l'ascolto non prescinde da un atteggiamento del tipo "OK... so che non è certo un capolavoro ma, tutto sommato, mi piacciono queste sonorità, quindi, per una volta, chissenefrega...". I 7 brani di quest'album, che oscillano tra i due ed i 17 minuti, con molte vie di mezzo, presentano un Progressive che ripresenta tutti gli elementi che possono assicurare un facile successo ad un disco di questo genere, assemblati tuttavia in maniera spesso ingenua e senza un filo logico credibile, con un cantato in inglese, come accennavo, per lo meno avventuroso. Carino... a tratti persino divertente... ma "International daylight" lascia il tempo che trova, senza che il barometro del gradimento raggiunga mai l'alta pressione.

 

Alberto Nucci

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