Home
 
MUZAK In case of loss, please return to: Lizard 2006 ITA

Presentazione grafica curiosa per questi Muzak, il cui cd d’esordio è racchiuso in una confezione cartonata apribile in tre parti, di un colore celeste sereno e raffigurante pezzi di un foglio protocollo strappato. Su quello che campeggia in copertina, con un’elegante calligrafia, vediamo scritto “In case of loss, please return to:”. All’interno, oltre il disco, troviamo, ripiegato, un vero foglio protocollo, dove, con la stessa scrittura, sono indicati i titoli delle tredici tracce presenti e altre varie informazioni. E poi ecco la musica, con l’incipit “The Holy Graal is buried under the football ground”, che inizialmente avanza lento, indolente, guidato da una chitarra elettrica quieta e da un elegante violoncello, ma che poi pian piano la sezione ritmica fa crescere di intensità precedendo gli affascinanti dialoghi tra piano, sei corde e tastiere sinfoniche, tra cambi di atmosfera e accelerazioni frippiane da brividi. Undici minuti fantastici. Inizio migliore non ci poteva essere. Ma i Muzak riescono a mantenere questi standard per l’intero lavoro. Praticamente in ogni traccia si avverte questa miscela che vede vicini il progressive dei King Crimson, il post-rock di Godspeed You Black Emperor e Mogwai, viaggi onirici pinkloydiani e il rock sinfonico, tra continui sconvolgimenti ritmici e tra timbriche in costante mutazione, visto l’ampio numero di strumenti utilizzati. Non ci sono cadute di tono, ma di sicuro ci sono alcune perle che meritano particolare menzione, vedi “The trojan horse is buried under the football ground” (in cui mi vengono in mente i migliori Moon Fog Prophet, tra influenze VDGG, accenni di jazz-rock e vibrazioni post-rock-psichedeliche), “Oxygen, opiates and other pale ideas” con le sue tentazioni di dark moderno, la deliziosa culla sonora di “Telemachus is walking on Arvasì” (tra gli highlights del cd), il camaleontismo di “The black holes help u sto under stand our next microscopical life”… Chitarre elettriche, tastiere ed effetti elettronici convivono con fiati, percussioni varie, strumentazione classica e da camera, persino un banjo… Anche le parti vocali, quando presenti, giocano un ruolo affascinante, con un cantato soffice e sofferto, pacato e leggermente oscuro; senza dimenticare il magnifico coro che domina romanticamente la parte iniziale di “If me you fly I am you wings”. Malinconia ed elegia si fanno largo facilmente tra le coinvolgenti note dei Muzak che debuttano con un lavoro molto affascinante, emozionante e già maturo. Sorprese di questo tipo sono sempre le benvenute!

 

Peppe di Spirito

Italian
English