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TOBIN MUELLER 13 masks autoprod. 2007 USA

Artista dal multiforme talento, Tobin James Mueller affronta ancora l’impegnativa prova del disco per solo piano nel suo album “13 Masks”. Si tratta di un lavoro articolato su tredici ritratti musicali che Mueller interpreta, secondo quanto si apprende dalle note di copertina “attraverso il caos del proprio subconscio”, facendo leva sul proprio talento da virtuoso e fondendo insieme differenti stili musicali, quali jazz, classica contemporanea, progressive e post new age. Se si volesse fare riferimento ad una definizione sintetica adatta ad inquadrare “13 Masks”, si potrebbe utilizzare l’ardita ed al tempo stesso efficace espressione “Progressive Ragtime”, coniata dallo stesso Mueller a proposito di questo suo lavoro.
Ciò che colpisce maggiormente nell’ascolto delle tredici traccie è la capacità di Tobin Mueller di trasmettere una vasta gamma di differenti e contrastanti sensazioni: ora angosciose, come in “Chaos Of The Subconscious”, ora ipnotiche, come in “Chromatisome Swing”, più spesso intimistiche e contemplative, come in “The Last Masks Falls Away o nella bellissima “Stillness Of Wings”. Una citazione particolare merita “Memories of Elegance”, una piccola colonna sonora carica di tensione che parte dal caos più profondo, prende gradualmente forma per poi sfociare in un delicato finale Non mancano episodi in cui il virtuosismo dell’artista tende a prendere il sopravvento; ma Mueller riesce quasi sempre a mantenere la situazione sotto controllo e ad indirizzare l’inarrestabile flusso della sua creatività in un binario equilibrato e armonico.
E’ bello questo disco: può essere apprezzato da ascoltatori di differenti generi musicali e, in particolare, non dovrebbe trovare difficoltà a fare breccia nei cuori e nelle menti degli estimatori di Thelonius Monk (devotamente citato nel brano “A Monk Caught in a Thelonius Sphere”) o di Dave Brubeck, ma soprattutto di Keith Emerson e di Scott Joplin, dal momento che di “Progressive Ragtime” si tratta.

 

Antonio Mossa

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