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MASTER EXPERIENCE Billions of grains autoprod. 2012 ITA

Un po’ Rush, un po’ Fates Warning/Queensryche in questo bel dischetto di prog-metal tecnologico. Gli italiani Master Experience, pur con svariati anni di esperienza alle spalle, fanno il loro esordio discografico con un lavoro dagli schemi un po’ retro, che ricordano i primi tentativi di inserire caratteristiche progressive in un contesto dai forti connotati heavy. Eppure il quintetto formato da Matteo Beneventi (voce), Matteo Catellani (tastiere e programmazione), Luca Mangini (chitarre e programmazione), Marco Bonetti (basso) e Demis Castellari (batteria) riesce bene a “svecchiare” le sonorità, con una attenta cura per i suoni e puntando su timbriche molto moderne. Il cd ha breve durata e supera di poco la mezz’ora, ma è un piacevole concentrato di adrenalina, tecnica e inventiva, ripercorrendo oltre due decenni di contaminazioni di progressive e metal e riuscendo ad evitare quelle cadute di tono che caratterizzano gruppi che puntano su proposte simili e che basano tutto su tecnicismi, autocompiacimento e imitazioni da copia carbone. “October part 1 – Another day has gone” è una breve introduzione che tra rumori e suoni computerizzati ci guida all’interno di un lavoro che scorre via molto bene, a partire da “The shout”, che, tra richiami ai Rush e vibrazioni metalliche, è subito una interessante presentazione. In alcuni momenti i Master Experience pestano forte, vedi la parte centrale di “Mind control”, ma non rinunciano alla melodie, specie in alcune parti cantate e ciò non rende mai pesante l’album. Da segnalare anche l’episodio strumentale “The audience”, che con virtuosismi tutt’altro che estremi dimostra perfettamente come la band voglia far vedere la propria bravura senza esibizionismi. Gli altri pezzi, “Multitude of solitude”, “Mass destruction” e la conclusiva “October part 2 – Return”, mantengono una forte omogeneità e fanno arrivare alla fine in un battibaleno. Pur con i punti di riferimento citati, i Master Experience riescono quindi a mostrare una certa personalità; certo non siamo di fronte ad un disco dalle caratteristiche geniali, ma chi segue con costanza le uscite dalle quali traspare l’incrocio di progressive e metal potrà gioire con questo nuovo prodotto



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Peppe Di Spirito

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