Home
 
MAKS 3 ft no diving autoprod. 2017 NL

Parliamo di Peter Lebbink, polistrumentista olandese originario di Rotterdam e attivo con il nome Maks in ambito musicale fin dalla giovane età, quando suonava in gruppi scolastici come batterista, prima di passare a cover band e in seguito di dedicarsi alla new wave. Dopo anni dedicati allo studio e al lavoro ritorna alla musica nel 2007 suonando blues-rock, ma bisogna aspettare il 2013 prima di giungere alla realizzazione di un album a proprio nome. Così, dopo l’esordio “Winter in Vegas” ed il seguito “The heart machine”, si arriva al terzo disco nel 2017 con l’autoproduzione intitolata “3 ft no diving”. Si tratta di un lavoro di quarantotto minuti in cui canta e suona tutti gli strumenti, anche se è coadiuvato da diversi amici che gli danno una mano soprattutto con le chitarre. Dodici i brani contenuti, quasi tutti abbastanza vivaci e che mescolano le varie influenze che Maks ha avuto, a partire da figure iconiche come Alice Cooper, Iggy Pop e David Bowie e passando per i maestri della new-wave, del blues rock e del southern rock. Il piacevole processo di contaminazione di generi seguito dall’artista trova qua e là anche degli spunti legati al prog, vedi la presenza del flauto che ricorda un po’ i Jethro Tull su “The gods in my head”, o certi passaggi strumentali caratterizzati da intrecci ben studiati e da cambi di tempo. Si segnala anche la presenza di due cover, per far capire il bagaglio ampio ed eclettico di Lebbink: “Stones in my passway” di Robert Johnson e “Waiting for the man” dei Velvet Underground. “3 ft no diving” è un prodotto ruspante, carico di energia, a tratti divertente, godibile, con una registrazione amatoriale che toglie un po’ di calore ai brani riducendone il potenziale. Potreste trovarvi qualche motivo di interesse se vi lasciate ancora trasportare dal sound degli artisti e dei generi indicati in precedenza.



Bookmark and Share

 

Peppe Di Spirito

Italian
English