Home
 
MORREALE Appunti di viaggio Mellow Records 2020 ITA

Partiamo dalla settima traccia “Super wonderboy returns”, una suite di oltre ventidue minuti, che rappresenta di gran lunga l’apice di questo disco. La composizione parte con un rullo di tamburi che fa da preludio ad una sorta di marcia e dopo questa introduzione di circa un minuto si entra nel vivo con un’esplosione di sintetizzatori che rimandano a Rick Wakeman e ai Camel, di tanto in tanto appoggiati da una chitarra elettrica abrasiva. Verso i cinque minuti il rock sinfonico lascia spazio ad una sequenza d’atmosfera onirica, con tanto di suoni della natura, tra corrieri cosmici e Pink Floyd. A seguire ci sono splendidi incroci di chitarre arpeggiate, che guidano un crescendo ritmico spingendo la musica in territori cari alla PFM, fino ad arrivare ad un guitar-solo epico e carico di pathos. È già volato un quarto d’ora quando si passa ad una nuova sezione in cui pianoforte, chitarra acustica e suoni di flauto danno un forte tocco classicheggiante. Si volge al termine e dopo aver ascoltato delle onde del mare ecco che chitarra elettrica e tastiere danno un sapore psichedelico e partono ritmi solenni, che permettono nuovamente alla sei corde di sfogarsi in un altro fantastico assolo, prima di incrociarsi nuovamente con le tastiere per un finale maestoso.
Abbiamo voluto descrivere questo lungo brano per primo perché questo disco è molto eterogeneo, c’è tanto prog, ma non solo. L’altra punta di diamante dell’album si intitola “L’assenza”, pezzo che supera i sette minuti ed avanza tra melodie malinconiche, chitarre languide, un sax elegante spesso protagonista, suggestioni vagamente floydiane, ma anche quell’indole “evolutiva” mostrata dai Germinale qualche annetto fa. Le altre tracce più vicine al mondo del progressive rock sono l’incipit chitarristico “Sehnsucht”, le divagazioni world-prichedeliche di “Gestalt”, il minuto e mezzo di “Fa un po’ Frescobaldi” in cui il suono di un clavicembalo riporta alla musica barocca e la traccia finale “Ninna nanna per Ludovica”, che chiude il cd con tre minuti e mezzo rilassati che trasmettono tranquillità. Gli altri brani presenti sono molto differenti e molto variegati, a partire da “Cronache per la fine di un’infanzia”, sporca, tra indie e metal e con la vocalità particolare e teatrale di Claudio Milano (dei Nichelodeon) protagonista e proseguendo tra l’energia tumultuosa de “Il tempo vola”, il blues rock con venature jazz di “King Miner blues”, la canzone all’italiana con un pizzico di folk “La metà di me”, una “Dung” che sa di new-wave anni ’80, di quella buona (Sisters of Mercy, Bauhaus, Siouxie and the Banshees), con chitarre acide e metal, fino ad arrivare al cantautorato rock energico di “Il mare”.
L’ideatore di questo stravagante e validissimo lavoro è il polistrumentista pugliese Massimiliano Morreale, che fa il suo esordio discografico mettendo a frutto un background che parte dagli anni ’90. Per l’occasione ha invitato alcuni musicisti e cantanti a dargli una mano, ma è lui stesso a svolgere gran parte del lavoro. La media generale dell’album è alta, ma sono le parti più legate al prog a spiccare in maniera netta, per questo la speranza è che per il futuro Morreale segua questa scia che incontra maggiormente i nostri gusti e che già in “Appunti di viaggio” ci dà grande soddisfazione.



Bookmark and Share

 

Peppe Di Spirito

Italian
English