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NO CODE Crimson autoprod. 2004 NL

La prima componente da rimarcare è la giovanissima età dei musicisti (si va dai 17 ai 21 anni). La seconda una certa padronanza dei propri strumenti. La terza la capacità di essere trascinanti ma anche riflessivi. L’esordio in cd degli olandesi NoCode (dopo due demo), insomma, ci pone di fronte ad una band senza dubbio interessante, che in oltre cinquanta minuti fa capire quali sono le sue qualità ed in che modo intende attirare la nostra attenzione. Dieci i brani che vanno a comporre “Crimson”. La maggior parte si presentano abbastanza aggressivi, con chitarre ruggenti e ritmiche pesanti. In questi casi si può pensare a dei Rush più pesanti, o anche ai nostri Presence. Quest’ultimo paragone mi sembra particolarmente calzante ed è suggerito soprattutto dalla magica voce di Johanneke Kranendonk, che rimanda a quanto fatto da Sofia Baccini in lavori quali “The sleeper’s awakes” e “Black opera” (ma le atmosfere, pur presentando a tratti caratteristiche gotiche, sono meno inquiete). Come dicevamo, però, i NoCode sono bravi a coinvolgere non solo tramite un heavy-prog, ma anche attraverso una certa raffinatezza, avvertibile sia in cambi improvvisi di atmosfera che in brani più pacati. Esemplari, in tal senso, il romanticismo dark di “Ice Floe” (contorni semiacustici, intriganti melodie vocali e vena malinconica di fondo), l’ambient della breve “Dream weaver”, gli umori variabili di “Innuendo” e la delicatezza iniziale di “Sparkle”. E c’è addirittura un bel tentativo in direzione jazzistica con “Posonous smile”. Qualche ingenuità avvertibile qua e là, a causa di piccole forzature o di una certa prevedibilità, è assolutamente perdonabile e potrà essere migliorata di sicuro con l’esperienza. Un album sincero, ricco di contrasti sonori affascinanti; una band che ha cose da dire; musicisti che hanno margini di miglioramento. Seguiamoli…

 

Peppe Di Spirito

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