Va bene… talvolta capita di essere un po' indulgenti dovendo commentare lavori di gruppi provenienti da paesi piccoli o strani (per noi), ma è vero che questo 4° lavoro dei lussemburghesi No Name fa un discreto salto in avanti, rispetto alle produzioni passate, molto ingenue e realizzate in maniera un po' approssimativa. E' vero che sempre di new Prog di matrice inglese (anche se con connotati senza dubbio più teutonici) si tratta… ed è altresì vero che il cantato rappresenta pur sempre il punto più debole dei No Name… ed è anche vero che certe sonorità un po' troppo tecnologiche (specialmente certi suoni di batteria) inficiano la godibilità della musica… mmmmh… forse sono vere un po' troppe cose. Sto trovando troppe attenuanti a questo disco? Eppure la musica, le melodie che il gruppo sa creare, non sono da disprezzare. Ripeto… si tratta di un buon passo in avanti rispetto ai precedenti lavori, l'ultimo dei quali risale a ben 8 anni prima, sempre sull'orlo del Prog metal, ma senza oltrepassare mai il confine, con brani lunghi ed anche ben articolati, sufficientemente ben suonati, con un occhio sempre attento alle melodie e alle atmosfere. Eppure la musica scorre via senza grossi sussulti dell'ascoltatore; sarà che ormai ne’abbiamo abbastanza di questo tipo di sonorità o sarà che il gruppo, pur coi passi avanti di cui dicevo, non riesce ancora a raggiungere il punto, ad andare al di là di un rock melodico ben poco personale, ancorché non sgradevole? Insomma… si tratta di un disco che potrei consigliare ad un amico? Sì, senza dubbio… a patto che quest'amico sia appassionato quasi incondizionatamente del new Prog e che non sia troppo esigente per ciò che riguarda il cantato. Se vi riconoscete in questa descrizione, quest'album lo posso consigliare anche a voi che leggete, senza remora di aver rifilato una fregatura; altrimenti… lasciate perdere.