Home
 
NQ3 DOT.TWO autoprod. 2009 USA

Secondo album per questo duo di Longmont (Colorado) che si ripresentano a quasi 7 anni dall’esordio, peraltro passato quasi inosservato, perché destinato esclusivamente alla cerchia di amici della band.
Non così “Dot.two” che, pur essendo autoprodotto e registrato nello studio “casalingo” di William Engle (voce, basso, chitarre e tastiere), ha una migliore produzione e una diffusione più attenta.
Duffy Lasker (batteria e percussioni, l’altra metà dei NQ3) e qualche collaboratore (che contribuisce a migliorare la proposta e la complessità dei brani) completano la line-up della band.
I 6 brani della raccolta (una suite, 3 di media lunghezza e due un poco più brevi) sono piuttosto eterogenei, anche se è innegabile quel sottile fil-rouge che unisce le composizioni.
Trait d’union rappresentato dai rimandi al prog britannico anni ’70 (ma non solo), ma anche al pop più raffinato, all’hard rock, alla fusion, in un melting pot decisamente ben fatto e anche abbastanza personale.
La lunga pièce “Psychosis” vive di soluzioni à la Rush più celebrali, non mancano passaggi vicini agli Yes di Relayer, per un brano davvero ottimo.
Anche “Massive ascent” risente delle influenze di Squire e soci (“Keys to ascension pt.2” in primis) con un ottimo lavoro basso-batteria e con un finale in crescendo dai sentori ancora una volta Rush.
Un pop raffinato con venature prog (le timide tastiere) è, per contro, “New places-Wake up and live”.
Riuscita anche “Bipolar stomp” che, seppur con sonorità indubbiamente attuali, risente dei numerosi ascolti da parte della band dei Rush di “Moving pictures” (e lo chiamate difetto?).
Inizio soft per “Treeline”, poi l’ingresso della sezione ritmica e delle tastiere ne fanno una cavalcata hard-rock di elevata fattura.
La versatilità del duo si manifesta ancora nell’ultimo brano ”Medevil lurker” con contaminazioni jazz-rock, sprazzi psichedelici e spruzzi più hard.
Nel complesso, anche se gli ascoltatori più scafati potranno obbiettare, un album molto gradevole, con poche ombre e molte luci, che consiglio caldamente per la sua varietà nel rispetto del “canone” progressivo.



Bookmark and Share
 

Valentino Butti

Italian
English