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N.Y.X. Down in shadows Electromantic Music 2009 ITA

Nei dischi di progressive le voci al telefono o alla radio non riesco più a digerirle, troppo usate e abusate. Quando mi ci imbatto, ultimamente, mi viene sempre da storcere il naso e diffidare. Problema mio, lo so, però quando sull’ascolto cala la mannaia della prevenzione è dura.
Duo torinese, bravi, belle idee e messe giù bene con un occhio al passato e l’altro verso quelle strane commistioni trasversali, che tentano di essere il novo corso del progressive. Ad ogni modo è sperimentazione, è progressive, è roba che ci piace. I due suonano tutto da loro, voci, tastiere, batteria, chitarre, basso, ecc., più qualche aiuto che vediamo più avanti. Tra gli epigoni della band troviamo svariati nomi, e come potrebbe essere il contrario, visto il risultato. Possiamo tranquillamente tirare in ballo Peter Hammill, Robert Fripp, i Pink Floyd, qualcosa di più storico o sotterraneo come Comus, Island, Areknames, qualcosa che sposta l’accento sulla Svezia psichedelica e qualcosa sulla Germania krauta e cosmica. Attenzione, in generale stiamo parlando di moti ispiratori e non di reali assonanze. Insomma, di carne al fuoco ce n’è molta e il gusto, diciamolo, è buono e cresce con gli ascolti. A nome N.y.X. uscì una sorta di EP nel 2005, fatto e distribuito quasi in maniera autogestita per la Crotalo Edizioni musicali, piccola etichetta ravennate. Con un bel salto arrivano a casa Crovella e Electromatic per questo “Down In Shadows” e si accaparrano due giganti come Trey Gunn, collaboratore dei recenti King Crimson e uno dei nomi più “esagerati” del prog inglese: David Jackson ex VDGG, dando comunque atto che recentemente sembra un po’ il prezzemolo prog, come toccò alcuni anni fa a John Wetton.
Sette brani, disco modesto in lunghezza ma molto ricco in contenuti. Quello che maggiormente salta all’orecchio è un suono tetro e disgregato, quasi in assenza di speranza, chiuso su sé stesso, fatto di drappi lacerati e dondolanti al vento di una psichedelia rinnovata. Qualche sprazzo di strano positivismo sembra talvolta voler uscire tra le note di un pianoforte o di una chitarra acustica, ma sono brevi momenti amaramente seccati dall’arrivo di cantati dall’anima sotterranea e devastata, come nel caso di “Colour”. E in effetti sono prevalentemente i cantati a dare corpo e spettro al disco, facendosi elemento di forte distinguo personale e spesso a salvare dinamiche un po’ abusate come in “Wait”, che viaggia troppo pericolosamente in bilico tra i King Crimson di “The Sheltering Sky” e alcune cose di Roger Waters solista.
Poi c’è quella foto nel booklet, una di quelle foto che attirano l’attenzione e, in maniera subdola, ci domandano: “Dove mi hai già visto?” La risposta arriva da lontano, perché, seppur capovolto, nella foto è rappresentato il lampadario del salone principale della casa Batllò a Barcellona, esempio di architettura dove si miscelano elementi positivi e aerei come i colori, con elementi dettati dalla cupa teatralità dell’architettura del catalano Antoni Gaudí. L’architettura dell’edificio prende vita, come le note del disco, vive e cupe assieme, nel contrasto di ossa che compongono il corpo vivo, quanto lo scheletro nudo, memoria di una vita passata.
L’insicurezza, la noia e il senso di assenza di ieri (erano titoli del primo CD n.d.r.) non sono passate, anzi il loro spettro si protrae, oggi, e prende peso e sofferenza, si materializza nelle note strascicate e rosicchiate delle chitarre distorte e del violoncello, come ben dimostrato dalla conclusiva “Down in Shadows (Part. II – Including Crime)” e non sarà la sua chiusura, affidata all’infantile nenia di un carillon a salvare il tutto, anzi il precedente strumentale, “30 mg Codeine” già preavvisa, utilizzando la formula della codeina “C18 H21 N O3”, che un Carillon avrebbe suonato in maniera orrifica.
Un momento, c’è una cosa che proprio non mi piace, ovviamente oltre al frammento telefonico: quel suono di batteria, specie del rullante, vabbè.
Promossi e attesi al prossimo appuntamento per un altro esame, indispensabile.


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Roberto Vanali

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