Home
 
NOA Noa Private press 1980 (Soleil Zeuhl 2011) FRA

Un nome di culto del rock d’avanguardia francese è quello dei Noa, formazione proveniente da Nantes, attiva già verso la metà degli anni ’70, ma che solo nel 1980 riuscì a registrare e pubblicare quella che resta la sua unica testimonianza discografica. E’ un peccato che questa band non sia stata in grado di dare un seguito a questo album, perché le premesse per poter fare grandi cose e dire la sua in una scena che in Francia ha visto stelle luminose c’erano tutte. I primi pezzi, “Catastrophe” e “Repos blanc”, sono molto brevi (non raggiungono nemmeno i due minuti) e fanno subito intendere che la proposta della band è abbastanza ostica, muovendosi tra dissonanze cameristiche e vocalizzi strampalati ed enfatici. Facciamo così la conoscenza della cantante Claudie Nicolas, che si ritaglia uno spazio importante: la sua bella voce può rievocare un po’ quella di Dagmar Krause, sia quando punta su un canto lunatico, sia quando si esibisce in maniera tale che la sua ugola possa essere vista come ulteriore elemento strumentale. Le altre composizioni spingono soprattutto sul versante Rock In Opposition di scuola Henry Cow e Slapp Happy, con architetture sonore molto particolari, che spaziano attraverso ritmiche complesse, una chitarra nervosa, i fiati che alternano melodie docili e vena jazzistica e con tendenze verso certa musica colta. Vibrafono e xilofono si inseriscono spesso dando ulteriore colore all’apparato timbrico e di tanto in tanto si possono avvertire anche soluzioni che rimandano a certe bizzarrie dei primi Magma. Le atmosfere sono sinistre e minacciose ed in questo si può vedere un legame con i connazionali Art Zoyd, veri maestri di sonorità opprimenti. A concludere il lavoro troviamo poi “La mer”, che con i suoi dodici minuti e mezzo, è forse il pezzo più rappresentativo, visto che passa con naturalezza dal rock sperimentale alla classica contemporanea, fino a spingersi verso forme di free-jazz nel finale. Il disco ha una durata contenuta, visto che supera di poco la mezz’ora, non è di facile ascolto e richiede una certa concentrazione per essere compreso appieno, ma ha sicuramente tutte le carte in regola per essere apprezzato (e molto) dai seguaci dei rami del progressive maggiormente orientati alla sperimentazione.


Bookmark and Share

 

Peppe Di Spirito

Italian
English