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ELIAS NARDI QUARTET The tarot album Zone Di Musica 2012 ITA

Elias Nardi non è un chitarrista, non è un pianista o tastierista, non suona strumenti a fiato o ottoni… non suona nessuno strumento canonico della musica contemporanea. Elias Nardi suona l’oud.
E che cos’è l’oud?
L’oud è un liuto arabo, più grande di quello tradizionale a noi più conosciuto.
Alle volte capita che scelte così “fuori dal comune” possano nascondere alcune lacune musicali, spostando l’attenzione dell’ascoltatore sull’estrema originalità della scelta piuttosto che sul reale contenuto musicale della proposta. Certamente è anche più facile accaparrarsi le simpatie e i consensi di parte della critica musicale. Questo discorso però non regge se dobbiamo valutare il lavoro fatto da Elias e il suo gruppo.
In “The Tarot Album”, secondo album del quartetto, c’è il desiderio di rispolverare uno strumento che forse non fa parte direttamente della nostra cultura ma che fa parte di un mondo, quello arabo, con cui abbiamo condiviso momenti storici importanti e che fa parte di una cultura più ampia, quella mediterranea, di cui facciamo ampiamente parte.
Chiariamo che Elias Nardi con il suo oud non vuole suonare né musica antica né musica Araba, ma propone un suono fresco e vivo, spinto da un evidente amore per questo strumento che vuole utilizzare in un contesto più ampio e moderno, facendo trasparire il desiderio di far conoscere ed apprezzare il suono dell’oud ad un pubblico più ampio. Con filologico amore perlustra i sentieri della tradizione mediterranea, contaminandoli abilmente sia con la musica jazz, ma anche con la classica, donando così a tutti i brani una struttura complessa. Come spesso accade in circostanze, con tali premesse si cade nel manierismo o nell’accademico. Non Elias! Almeno non in questo lavoro. Egli qui riesce spesso ad evitare questo incidente. La musica scorre fluida e piacevole, in un viaggio di suoni, colori e atmosfere che appartengono al retaggio culturale di ognuno di noi.
A completare il quartetto troviamo tre musicisti tutti decisamente bravi e con ruoli da assoluti protagonisti all’interno della band. Carlo La Manna è co-autore della quasi totalità dei brani e con il basso fretless asseconda e addolcisce il suono un po’ aspro dell’oud. Zachary J. Baker invece punteggia abilmente con la sua batteria le melodie create dagli altri strumenti. Infine Roberto Segato, autore anche lui di diversi brani, riempie il sound con le sue tastiere, dando un tocco più barocco e “progressive” alla musica del gruppo. Ad arricchire ulteriormente le sonorità e le tonalità prendono parte al progetto qua e là diversi altri musicisti. Il tutto a comporre un ensemble principalmente acustico, raffinato e variegato.
Forse non sono il più grande fan dell’oud: alla lunga il suo suono mi stanca un po’ e l’interesse creato dalla novità dello strumento insolito può scemare leggermente. Ad ogni modo “The Tarot Album” rimane un album pieno di fascino, un disco che riesce a raccontarci tante storie e lo fa in modo insolito. Attraverso la voce di uno strumento che, al di là dei gusti personali, ha ancora qualcosa da dirci.
In conclusione una curiosità sul titolo dell’album: “The Tarot Album” si rifà liberamente al “Giardino dei Tarocchi”, opera della scultrice francese Niki de Saint Phale: un giardino popolato da statue raffiguranti gli arcani dei tarocchi. Non sono mai stato in questo giardino, ma dal nome e dalla descrizione traspare un’atmosfera magica e arcana. Una percezione che certamente lo accomunano con le “sculture” musicali create dall’Elias Nardi Quartet.


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Francesco Inglima

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