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NAU ALETHEIA Los misterios de Eleusis Viajero Inmovil 2017 ARG

I Nau Aletheia sono un gruppo argentino e “Los misterios de Eleusis” rappresenta il loro album di debutto, dopo l’omonimo EP pubblicato lo scorso anno. La band nasce dalla collaborazione tra Alvar Llusà-Damiani (violino e chitarre, nonché membro dei Bubu) e Gabriel Herrera (tastiere e chitarra elettrica e membro dei Canturbe) con il bassista Juan Pablo Gonzales e con il batterista Ezequiel Bonani. Ai quattro, in occasione dell’album, si aggiungono parecchi ospiti (al flauto, al sax, all’oboe, al clarinetto, al fagotto…) che arricchiscono di sfumature la già variegata proposta della band. Un suono sinfonico che talvolta si sposa con il jazz-rock, con la fusion, con la musica da camera e che non disdegna incursioni in ambito heavy, ma con sempre un attenzione alla melodia, malgrado un tessuto sonoro piuttosto articolato. Il violino, non di rado, funge da strumento guida, con un deciso apporto delle tastiere e di una sempre ficcante chitarra elettrica.
Sono proprio le note del violino che aprono “Nordenskjöld” la prima traccia dell’album. Un’atmosfera cupa, arcana e misteriosa si materializza subito, mentre il deciso intervento del sax ci conduce verso lidi delicatamente jazz-rock. Le notevoli digressioni strumentali omaggiano i Crimson del periodo “Larks’ Tongues…” ed il risultato è davvero ottimo. “Infancia diamantina” esplora ambiti più dimessi e delicati con un sapiente uso del flauto ed una chitarra “latimeriana”. La verve sinfonica non sbiadisce con “Fotofobia” con in più un pizzico di heavy che non stona affatto. Anche in questo pezzo qualche sentore “cremisi” con il violino, l’elettrica e la sezione ritmica in un continuo rincorrersi. Molto bello il malinconico finale condotto sempre dal violino. “Octaedro” è un ficcante heavy-rock appena addolcito dalla continua presenza delle tastiere di Herrera e da qualche sprazzo del violino ancora una volta. “Mates” è un meraviglioso bozzetto che ricorda la delicatezza dei Camel nella prima metà, mentre sul finale il brano acquista molto più punch. Altro brano raffinatissimo è “Y el verano dejò una brisa”, deliziosamente acustico con oboe e clarinetto in primo piano. Chiude l’album il pezzo più lungo della raccolta, “Menocchio (a Domenico Scandella)”: l’intro è quasi cameristico con oboe, flauto, clarinetto e chitarra acustica. La voce di Guadalupe Hidalgo si staglia meravigliosa su una struttura appena più rock, per poi ritornare in un ambito più “intimo”. Ottimo il finale con il crescendo vocale di Guadalupe e l’adagiarsi, sornione, del brano verso la sua conclusione.
“Los misterios de Eleusis” è un album davvero splendido, dalle molte sfaccettature e dai mille colori, ora delicati, ora intensi ed anche abbaglianti. Una versatilità davvero ammirevole ed una scoperta, per noi, di un album davvero DOC. Consigliatissimo.



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Valentino Butti

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