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OVERDRIVE The human machine Musea 1991 ITA

Grazie all'interessamento e alla collaborazione attiva di Mauro Di Donato (che ha prodotto l'opera), arrivano all'esordio su Musea anche gli Overdrive di Latina. Dopo vari anni di apprendistato che li hanno visti partecipare ad una rassegna progressive a Milano nel 1988, il gruppo riesce a sfornare quest'opera che si presenta in una confezione sobria e non certo priva di gusto.
La prima canzone però lascia un po' interdetti. "Wishful thinking" è un brano veloce e vede la partecipazione, come altri due pezzi, di una vocalist, ma il risultato non è sicuramente dei migliori: nient'altro che un rock facile e scontato con toni da pomp-rock e batteria stile "arrivo prima io" (il batterista è abbastanza bravo comunque). Ben diversa è la seguente "Spectral forms", d'ambientazione molto più tipicamente Prog ma non per questo disprezzabile per originalità: una mini-suite dalle tematiche quasi horror, tanto da ricordare i francesi Halloween ed anche gli Ezra Winston ovviamente. "The angel's crime" è una discreta canzone basata su un buon ritmo di batteria e delle buone tastiere, semmai è la voce del cantante che abbassa un po' il livello; c'è di peggio in giro ma comunque Pino Federiconi ha un tono troppo sforzato e monocorde che si adatta a ritmiche più calme. Lo strumentale che segue ("Ariane 4") ritorna sui toni della prima traccia, per poi sfociare in un buon finale. La title-track, così come il pezzo successivo, ha una tematica ispirata all'alienazione del mondo contemporaneo ed una struttura musicale lineare e pacata, con un buon assolo di flauto. "20th century: another cry" è assimilabile a "Spectral forms" (risalgono allo stesso periodo), risultando però un po' più variegata nei temi, ma non di pari livello qualitativo; episodio comunque apprezzabile. C'è ancora spazio per la soffusa "Barbara", dal sottofondo di pianoforte e dal testo malinconico.
Un disco quindi che contiene degli episodi abbastanza interessanti e che presenta notevoli differenze tra un pezzo e l'altro. Il livello globale comunque non lo piazza, secondo me, tra le migliori produzioni dell'anno, dato che spesso manca la giusta dose di fantasia per rendere appetibile il prodotto, oltre ad un cantato adeguato.

 

Alberto Nucci

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