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OPUS EST Opus II Musea 2006 SVE

Ricorderete sicuramente l'interessante opera di ristampa dell'unico album di questo gruppo svedese. Ecco, la band ha deciso di dare un seguito a quella avventura, recuperando dal cassetto del materiale inedito. Per la precisione sono state rispolverate due tracce che dovevano far parte di una suite in quattro movimenti, risalenti al 1979 e registrate in una emittente radio locale, alle quali sono state aggiunte di recente due tracce registrate nel 2004, prendendo come base delle vecchie registrazioni che la band aveva inciso come demo in sala prove. Il risultato è appunto "Four Metamorphoses of a Face" in cui la prima e la terza traccia sono nuove e le altre due invece sono risalenti agli albori della storia del gruppo che si formava proprio in quegli anni. A detta suite (che dura in totale quasi tre quarti d'ora) sono state aggiunte, per completare l'album, altre quattro canzoni registrate fra il 1983 ed il 1984. E' inevitabile che si percepisca un certo divario fra i movimenti vecchi e quelli nuovi della suite ma il gruppo ha lavorato al meglio per ridurre il più possibile questo margine, utilizzando in parte gli stessi strumenti dell'epoca. Le registrazioni del 1979 colgono un gruppo giovanissimo, con un'età che va dai quattordici ai diciotto anni, che muove i suoi primi passi ed è naturale che a distanza di anni i musicisti abbiano affinato le proprie capacità: la prima traccia è sicuramente quella più riuscita, lo stile della band è ben riconoscibile ma il tocco dei musicisti è sicuro e spigliato e la musica è brillante e sinfonica, con riferimenti diretti a Genesis e Kaipa (ma anche alla musica classica), begli assoli di testiere e chitarra e la voce di Håkan Nilsson che ricorda in maniera impressionante quella di Hammill. Forse le tracce d'epoca sono più monotone ed opache ma il risultato si può comunque ritenere soddisfacente e nonostante tutto la suite è incollata in maniera accettabile. Più brevi e dirette appaiono le quattro tracce degli anni Ottanta anche se conservano la loro matrice sinfonica, cosa che avviene soprattutto "Springtime", sicuramente la più riuscita di questo lotto. Più immersa nel clima di quegli anni appare "Winter", con la sua ritmica lineare ed i suoi suoni poveri. "Marie Claire" è una ballad delicata, dai suoni sfumatissimi, ed infine con "Square the Circle" vengono recuperate le tematiche sinfoniche. Se l'interesse di queste ultime quattro tracce può considerarsi tutto sommato marginale, diverso è il discorso della suite sinfonica che sicuramente non dispiacerà a quanti hanno gradito il primo album della band.

 

Jessica Attene

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OPUS EST Opus 1 1983 (Musea 2003) 

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