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OUTOPSYA Sum Videoradio 2009 ITA

Non tutti lavorano alla stessa maniera. Non tutti ottengono gli stessi risultati partendo dallo stesso punto, con le stesse cose. Gli Outopsya partono dal Trentino, nel 2003 e dopo una serie di demo, finalmente arrivano al CD con l’etichetta Videoradio. Essenzialmente sono due musicisti: Luca Vianini che si occupa di chitarre, voci, synth e batteria elettronica e Evan Mazzucchi al basso. In due brani c’è l’aggiunta vocale della brava Ylenia Zenatti. L’ascolto degli otto brani pone un certa difficoltà di etichettatura, ma il sound predominante è certamente quello del prog metal, seppur non in forma canonica dreamtheatriana. E’ vero che moltissime parti ricalcano in pieno certi dettami e certi suoni tra frullate di doppia cassa (artificiale), ritmi scomposti e in continuo cambio, massiccio uso dell’unisono, chitarre e bassi funambolici e ridondanza di toni epici, ma c’è un tentativo di superare in maniera personale uno stereotipo che ha ampiamente esaurito ogni motivazione. Qualcuno, con molta facilità e cadendo in un mondo pieno di errori e contraddizioni, si avvicina al genere chiamandolo avantgarde metal. Inutile elencare tutto il mio disappunto in merito. Resta il fatto che in questo, al di là della predominanza sonora metal compaiono strutture che derivano e si muovono in direzioni diverse, più complesse e sonoricamente più interessanti. C’è molta elettronica, inserita spesso in maniera così massiccia da diventare protagonista, c’è spazio per qualche rapido assolo di tendenza fusion, c’è un fine utilizzo della dissonanza vicina a forme jazz soprattutto nei cantati, ci sono tracce di psichedelia e momenti dalla ritmicità tipicamente math rock, troviamo ancora fendenti thrash metal e doom in un tutt’uno poliedrico e dai risvolti spesso impegnati e impegnativi. Non che tutto questo crei un album di prog tout court, ma è pur vero che l’ascolto complessivo fa trovare alcuni momenti sufficientemente intriganti e piacevoli, specie nella seconda traccia “Möthal”, che si eleva grazie ad una prestazione vocale della Zenatti di assoluto pregio e un paio di assolo di chitarra ben indovinati e nella penultima e lunga “Sadness”. Ovviamente il disco è indirizzato a chi potrà ritrovarsi nel complesso dei generi su esposti.


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Roberto Vanali

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