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PERIFERIA DEL MONDO Un milione di voci Akarma 2002 ITA

Il secondo capitolo della discografia, ci auguriamo ricca, del gruppo romano si mantiene sugli ottimi livelli del suo predecessore di due anni prima. La PDM continua nella sua politica delle collaborazioni illustri e anche in questo "Un milione di voci" sono da annoverare collaborazioni interessanti, tra le quali segnaliamo quella con Mauro Pagani e Vittorio Nocenzi, per un totale di 19 musicisti impegnati in questo disco. La musica che ci troviamo ad ascoltare si situa ancora in quel meraviglioso crocevia tra jazz, musica etnica, pop e Progressive sinfonico che rende questo disco un piccolo capolavoro di creatività pur non sacrificando praticamente nulla nell'ascoltabilità un po' più disimpegnata e questo secondo me è uno dei più grossi pregi dei due lavori che finora abbiamo avuto modo di ascoltare. Lungo le 14 tracce si rincorrono diverse sonorità, dando ad ognuna una personalità distintiva eppur capace di legare l'un l'altro i brani senza soluzione di continuità avvertibile. Si potrebbe dire che si tratta di un vero album di Progressive, riprendendo il concetto originario di questo termine, ovvero di fusione tra diversi stili musicali. In più di un momento è avvertibile la passione che il gruppo sembra avere per gli Area, forse un po' troppo scoperta tanto che c'è quasi un'opera di imitazione in un paio di momenti, senza tuttavia scadere in goffi tentativi di scimmiottatura, fermando il tutto in un'operazione che sa di omaggio più che altro a Stratos e che si limita a una breve parentesi. E' difficile soffermarsi sui singoli brani, ancorché questi possano avere identità propria, poiché l'album sembra comunque un tutt'uno che si snoda per i suoi 58 minuti e puntare l'indice su una una traccia invece che su un'altra non renderebbe giustizia; ciononostante la mini-suite "Un borghese piccolo piccolo" (singolare il fatto che stia scrivendo questa recensione proprio il giorno della morte di Alberto Sordi) offre numerosi momenti interessanti e il brano "Can stop" ci fa sognare con l'assolo di violino di Pagani. In definitiva "Un milione di voci" rappresenta un disco praticamente obbligato da chi cerca un Progressive tradizionale come concezione ma innovativo per la realizzazione; il polistrumentista, anima della band, Alessandro Papotto ci delizia ripetutamente con trovate ed inserti vari che rendono quest'album un caleidoscopio multicolore di musica creativa e straordinariamente godibile.

 

Alberto Nucci

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