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PLANETA IMAGINARIO Biomasa Cuneiform Records 2008 SPA

Poco noti, i Planeta Imaginario, sono un collettivo di parecchi elementi che opera in Catalogna. Seppur insieme dal 1999 hanno un solo disco alle spalle "¿Que Me Dice?" del 2004. Un disco ricco di sonorità RIO, jazz-rock canterburyano e chitarre tra il metal e il frippiano, che passò quasi inosservato nonostante le indubbie qualità. Si accorse però del gruppo la Cuneiform che decise di produrre questo secondo lavoro “Biomasa” nel quale il gruppo riduce un poco l’ingrediente RIO a vantaggio di composizioni maggiormente orientate verso una fusion quasi orchestrale, che presenta tracce di jazz progressivo, sonorità etno-jazz, Canterbury con grande spazio ai fiati, organizzati in una sezione di 4 elementi, che riportano spesso al Frank Zappa di Grand Wazoo.
Bello fin dal primo approccio questo disco, ricco di contaminazioni offre un’ora di grande ascolto a partire dal secondo brano, visto che il primo “Discurso Cósmico Desde el Planeta Imaginario” è solo, come dice il titolo, un discorso di cento secondi introduttivo. Dicevamo di questo secondo brano “El Francotirador De Washington” che fornisce all’inizio un attacco alla Brand X, veramente notevole con il basso fulminante e preciso di Josep Manresa e strumenti all’unisono, che sfociano in uno dei temi portanti del disco fatto di questo Jazz-Rock molto ricco in sonorità stile anni ’70 con rimandi a grandi gruppi storici tipo Perigeo e Nucleus.
Spesso le melodie sono trainate dal chitarrista Eneko Alberdi, specie nella title track dove il duetto chitarra e sezione ritmica è estremamente trascinante e coinvolgente e ci fa capire quanto Di Meola e quanto Metheny siano passati sul suo lettore. Meno in evidenza, ma sempre presente il tastierista Marc Capel ha più un ruolo di sonorizzazione generale. Innegabile però la sua importanza nell’impostazione stilistica di tutto il lavoro che salta maggiormente fuori nei brani più RIO oriented come ne “El Teatro De Los Faranduleros” o “L'estiu” il brano più canterburyano del disco con i suoi stacchi in puro stile National Health ed Henry Cow. Per la chiusura del disco il gruppo ha tenuto il miglior brano del disco “Trastornos Opticos Del Oso Bipolar”, brano estremamente progressivo, basato su equilibri molto delicati di pieni dinamici e vuoti fatti di lievi accenni strumentali per un viaggio a capofitto nei Centipede di Fripp.
Lavoro consigliatissimo, fuori di dubbio, complesso a tratti e più ascoltabile in altri momenti, ma tutto da godere a pieno.

 

Roberto Vanali

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