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PARHELIA Shifting sands autoprod. 2009 IRL

Con “Shifting sands” abbiamo il piacere di fare la conoscenza dei Parhelia. Ed è giusto parlare di piacere, perché ascoltare questo lavoro, oltre a farci capire di cosa sono capaci questi musicisti irlandesi, ci dona davvero belle sensazioni. Si tratta della loro terza prova discografica dopo i due EP “First light”, targato 2006, e “Ocean apart” uscito l’anno successivo. In questo nuovo parto possiamo riscontrare diverse influenze ed è uno di quei casi in cui la difficoltà di “inquadrarli” in un ambito ben determinato risulta un punto di forza ed un segno di grande qualità. Tra post-rock, atmosfere Floydiane, space-rock, King Crimson moderni e non esasperati, fugaci incursioni vicine al jazz, i Parhelia ci offrono sei composizioni strumentali di ottima fattura. Le due chitarre elettriche guidano alla perfezione e a volte sembra di ascoltare certi “esercizi” di cui si è mostrato maestro Frédéric L’Épée, noto per le sue meraviglie con Shylock e Philharmonie. A rendere più vario l’aspetto timbrico ci sono poi inserimenti di suoni di tastiere, archi ed effetti elettronici mai ingombranti, mentre l’accoppiata basso-batteria pulsa splendidamente. A volte i musicisti sembrano suonare in maniera “semplice”, basandosi su pochi accordi, su riff ripetuti, su ritmi compassati, ma decisi, eppure le architetture sonore che ne scaturiscono hanno, oltre che un fascino innato, una precisione, un’efficacia ed una fantasia davvero notevoli. Non mancano, ovviamente, quei crescendo d’atmosfera e quelle deflagrazioni sonore tipiche del post-rock. L’album è abbastanza breve - solo trentacinque minuti di durata - ma quando un gruppo riesce a condensare in questo modo le sue qualità (un po’ come facevano i grandi maestri di ormai 30-40 anni fa), c’è solo da apprezzare ed applaudire. Anzi, per un lavoro interamente strumentale, forse una durata contenuta è sempre una soluzione saggia… Sicuramente da annoverare tra le sorprese dell’anno!


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Peppe Di Spirito

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