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LELIO PADOVANI Waves (EP) autoprod. 2016 ITA

Compositore, chitarrista ed insegnate parmense, Lelio Padovani non sembra certo essere un musicista di primo pelo. Autore della colonna sonora dei film di Francesco Campanini “Il solitario” e “La casa nel vento dei morti” – horror movie dal titolo allucinante ma capace al contempo di ricevere alcuni prestigiosi riconoscimenti anche a livello internazionale –, Padovani continua a ricercare e sperimentare. Oltre alle due colonne sonore, in totale risulta essere autore di cinque album ed un paio di EP, destando anche all’estero una buona impressione. Qualcuno ha tirato in ballo uno stile che in principio partiva da Joe Satriani per poi evolversi in qualcosa di personale, altri hanno addirittura parlato di un mix tra la fluidità di Steve Vai e le invenzioni di Steven Wilson… Tutto questo fornirebbe motivi ulteriori per approfondire la sua discografia, fatto sta che qua si ha a che fare con quattro tracce, suonate interamente da Padovani, avvalendosi di sintetizzatori e programmatori vari. A primo acchito, il pezzo migliore sembrerebbe la terza “Sunday”, scritta per l’appunto durante una pigra domenica. Estremamente solare, presenta un attacco molto bello, a cui segue anche un doppiaggio di chitarre, che però non va avanti con quel climax che ci si sarebbe potuti aspettare in lavori di questo genere, sfociando cioè in una partitura particolarmente trascinante. Più complessa è sicuramente la seguente title-track, dove sono state registrate varie parti di chitarra che si vanno sovrapponendo e lasciano poi spazio ad uno scorrere solista inizialmente convincente, che però dura troppo poco; peccato, perché sembrava che Padovani avesse imboccato una strada simile a quella di un Joe Stump meno duro ed ancor meno arrabbiato. Si scorre così fino alla fine, in una composizione in cui sono state strutturate e ristrutturate circa una trentina di fasi chitarristiche per ricreare l’effetto delle “onde elettriche”.
Si era forse un po’ a sproposito nominato Joe Stump; non vi è lo spiegamento dei medesimi mezzi tecnici, non si corre sul manico della chitarra come invece ama fare il guitar-hero statunitense, ma è sicuramente presente una tendenza chitarristica neoclassica, colta in maniera lampante nell’iniziale “Time Traveler”, concepita come se fosse un movie incentrato sui viaggi tra tempo e spazio, la cui melodia era stata in un primo tempo concepita su tastiera. Composizione parecchio interessante, che però finisce proprio quando sembra che stia per arrivare… il bello. Interessante anche “Siren Song”, con indubbi richiami al succitato Satriani e poi dei fraseggi nuovamente neoclassici basati sull’intreccio di tre chitarre, che in buona parte appagano il desiderio d’ascolto degli appassionati del settore.
Quanto proposto da Padovani presenta dei contenuti che in fase embrionale appaiono di sicuro interesse. Produzione limpida, cristallina, che però avrebbe sicuramente beneficiato di una sezione ritmica vera e propria. Il tutto sembra così suonare come un demo chitarristico; elaborato con grande professionalità, sì, ma su cui però gravano le speranze di poter sentire qualcosa di completo e meglio strutturato per il futuro. Si sarà capito che il chitarrista nostrano ha delle buone capacità e di certo non lo si vuole scoprire con queste poche righe. Occorre però attenderlo al varco con un album vero e proprio, anche se i ripetuti ascolti di questo “Waves” riescono a far cogliere sfumature che ad un ascolto frettoloso sicuramente sfuggirebbero.


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Michele Merenda

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