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PINNACLE To whoever you are now autoprod. 2018 USA

Questa band della Pennsylvania è giunta al suo quarto album, conservando ancora (cosa non proprio scontata) tutti i suoi tre membri originari (Karl Eisenhart -chitarra e voce-, Bill Fox -Basso, tastiere, mandolino e Moog-, Greg Jones -batteria) nonché il quarto componente aggregatosi in occasione del terzo album (Matt Francisco -voce e tastiere-). Anche la loro proposta musicale si mantiene sulle stesse sonorità, offrendoci un Prog dalle tinte hard e scintillanti, datato senz’altro ma non ammuffito, con non pochi momenti più melodici.
L’album inizia con una coppiola di brani di lunga durata (9 ed 8 minuti) che mettono appunto in mostra il lato più heavy-Prog del gruppo, “Flying Colors” e “Because of You”, con begli intrecci di chitarra e tastiere e ritmiche brillanti, energiche, con diversi riferimenti al New Prog britannico. La brevissima “To Whoever You Were Then” ci introduce a “1001 Days”, brano più romantico e sinfonico, un Prog classico di discreta fattura e gradevole nella sua riuscita.
Torniamo su ritmiche concitate e suoni più distorti con le successive “Little Tin Angel” e “Words” (quest’ultima con l’ottimo contributo vocale di Ray Weston), brani che potrebbero avere velleità da singolo, infarciti di cori e sonorità anni ’80, tra New Prog, Asia e highways americane. Proseguiamo ancora con “New World View”, brano strumentale breve e dalle tastiere purpleiane che condiscono la pietanza simil-AOR che oramai cominciamo a conoscere.
Torniamo ad ascoltare la bella voce di Matt nella successiva “Stained Glass”, lungo brano dalla vena melodica più accentuata. Si diceva della voce… Matt ha una bellissima timbrica e una notevole estensione e in generale il suo apporto è senz’altro da conteggiare tra le note di merito di quest’album. In questo brano tuttavia mi sento di tirargli idealmente le orecchie in quanto, consapevole delle proprie doti, pare proprio voler strafare, trovando talvolta delle tonalità un po’ forzate.
Chiusa questa parentesi, arriviamo alla title track, brano dalle atmosfere americane, buono anch’esso per un viaggio sulle highways, che prelude l’ultimo brano, “Stars”, commiato di un album divertente e piacevolmente disimpegnato, degno di un ascolto non impegnativo ma comunque ben realizzato e ben suonato, arrangiato a dovere… insomma consigliabile nei momenti in cui si cercano cose da ascoltare un attimo più rilassanti.



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Alberto Nucci

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