Home
 
POLYCHROME Equilibrium autoprod. 2022 FRA

I francesi Polychrome ruotano attorno alle figure dei fratelli Maxime e Simon Senizergues. Il primo è impegnato con chitarre, basso, batteria e voce, il secondo con pianoforte, tastiere e voce; la scrittura delle composizioni è accreditata a entrambi. Ad accompagnarli, musicisti che arricchiscono la gamma sonora con flauto, clarinetto, fagotto, violini, sax e violoncello. “Equilibrium” è un concept album che racconta il percorso del protagonista Usky alla ricerca di un equilibrio interiore, partendo da un drammatico avvenimento risalente alla sua infanzia. Bella la presentazione grafica del cd, con una confezione digipack ed un libretto ricco di illustrazioni e con i testi, in inglese, che ci aiutano a seguire meglio le tematiche presentate. Suddiviso in due parti di otto tracce ciascuna, l’album si apre con una sorta di funk psichedelico intitolato “Welcome”, ma già con il secondo brano “Cycle of life” si cambia direzione, con uno stralunato pop-prog che sembra un curioso incrocio tra Steely Dan e Pink Floyd. Continuando l’ascolto notiamo come la band sia capace con destrezza di orientarsi da uno stile all’altro, variando anche gli umori che si rapportano alla narrazione della vita di Usky. Si viaggia, così, tra tentazioni world-jazz-fusion (“En grandissant”), una pimpante “Funky jam”, diversi momenti di prog melodico (“En voyageant”, “Usky can smile”, “Ocean”, ), pezzi splendidi di rock sinfonico veramente ben fatti e personali (“Run o’ clock”, “Give me a veil”, “Shape up or ship out”), le atmosfere oniriche e inquietanti create dal crescendo strumentale di “En attendant”, rock dalle bizzarre contaminazioni (“Boundary hill”), una intrigante ballata malinconica per piano, violino e voce (“Alone”), persino dissonanze crimsoniane, con un pizzico di sperimentazione in “En croupissant” e “Inside my brain”, legate l’un l’altra senza soluzione di continuità, fino al finale che alterna gospel, folk e prog con la title-track. Insomma, siamo proprio di fronte ad un pot-pourri in cui si possono vedere le influenze più disparate, dai Genesis ai Beatles, dai citati Pink Floyd ai Supertramp, dai King Crimson a Robert Wyatt, passando anche per Talking Heads, compositori classici e minimalisti. Sicuramente riuscito il contemporaneo utilizzo di strumenti elettrici ed acustici, che permette di sfruttare un’ampia gamma di timbri e di avere tra i punti di forza arrangiamenti raffinati e dinamiche ben studiate. Alla lunga, tuttavia, in sessantanove minuti, l’album risulta un po’ disarticolato, considerando i continui passaggi da uno stile all’altro. Un peccato, perché nel complesso le idee interessanti sono tante e le capacità compositive ed esecutive comunque emergono. Sfruttiamo proprio il titolo dell’album dicendo che l’equilibrio è raggiunto solo a tratti. Ci sono diversi momenti in cui la qualità si eleva davvero tanto e sono proprio questi che ci fanno capire che siamo al cospetto di un lavoro sicuramente valido, ma che aveva alla base un potenziale enorme, al punto da poter essere una perla, ma non sfruttato a dovere. Il giudizio finale non può che essere positivo, ma aspettiamo i fratelli Senizergues ad una nuova prova con la speranza che riescano indirizzare il loro talento verso coordinate meno dispersive e possano così realizzare un gioiello di grande valore.



Bookmark and Share

 

Peppe Di Spirito

Italian
English