Home
 
QOPH Pyrola Kaleidophone Records / Nasoni 2004 SVE

L'ascolto di questo secondo album (dopo il buon "Kalejdoskopiska Aktiviteter" per la Record Heaven) degli svedesi Qoph si è rivelato una piacevole sorpresa: sanguigna, vitale e dotata di una forte personalità, la band ha fermato su supporto digitale (e analogico, avendo affidato all'etichetta tedesca Nasoni Records il compito della stampa su vinile in edizione limitata) un sound vibrante e spontaneo, come se le note, incandescenti, scaturissero direttamente da una performance live. Questo non vuole certo dire che l'opera di produzione sia approssimativa o la registrazione sporca ma che il sound appare emozionante e potente. Lo stile è improntato sulla musica dei Seventies, con forti impressioni hard blues, oserei dire quasi Southern, miscelate ad una certa aggressività Crimsoniana e avvolte da un leggerissimo alone psichedelico: in alcune tracce è quasi come se gli Allman Brothers suonassero pezzi dei King Crimson. All'impatto dirompente della musica si unisce perfettamente la performance della voce calda e vigorosa di Robin Kvist dallo stile alla Gillan ma dalla timbrica decisamente più vellutata. Per quanto riguarda la parte tastieristica, troviamo essenzialmente un indiavolato Moog, utilizzato comunque solo in alcuni momenti culminanti, gestito dal bassista Patrick Persson (e in altre occasioni da ospiti illustri come Mats Öberg o Joakim Svalberg) e occasionalmente anche il Mellotron affidato a Nicklas Berg che intesse un tappeto misterioso con un oscuro registro di archi nell'intrigante "Moontripper", canzone dallo swing irresistibile. Fra le tracce più interessanti sono da segnalare i 10 minuti di "Korea" con lunghe ed intriganti parti di chitarra, distorta dal wha wha, ritmi incalzanti che cavalcano sull'onda di un basso instancabile e un finale dominato da un Moog posto sotto tortura. Particolarissima anche la traccia di apertura, "Woodrose", che riesce benissimo nella fusione fra suoni moderni e retrò con trame oscure che potrebbero ricordare i Mars Volta. Nella traccia finale "Fractions" (quella più lunga, di 14 minuti) prevalgono infine ritmi e suoni sinuosi e meditativi con tanto di sitar e riferimenti al raga indiano che vengono fusi con un coinvolgente e più classico hard blues. Un'ultima segnalazione riguarda i testi che sono questa volta in inglese. Una delle migliori uscite del 2004.

 

Jessica Attene

Collegamenti ad altre recensioni

QOPH Freaks 2012 

Italian
English