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QUARTETO 1111 Onde quando como porquê cantamos pessoas vivas Decca 1975 (iPlay 2008) POR

Il nostro piccolo mondo progressivo ha accolto con entusiasmo questa ristampa, attesa da lungo tempo, che ci restituisce un album semplicemente stupendo di prog sinfonico che raggiunge vette elevate di poesia e di emozione. Se siete alla ricerca di qualcosa di poetico, dalle liriche potenti, dal cantato incisivo e con fiumi di Mellotron, non potrete fare a meno di questo album. L'autore è un personaggio molto conosciuto attualmente nel panorama pop portoghese, anche se in un certo periodo della sua carriera José Cid ha prodotto bellissimi album progressivi e mi riferisco in particolare a quello presente e a "10.000 Anos Depois Entre Vénus E Marte", l'album solista che realizzò nel 1978 e che rappresenta un piccolo oggetto di culto per gli appassionati del genere. Prima ancora di arrivare a quell'album il tastierista e cantante José Cid aveva un gruppo, i Quarteto 1111, che iniziò la propria storia nel 1967, quando Michel Pereira, il cui numero telefonico finiva per "1111", si mise in contatto con gli altri elementi della band. Le prime produzioni musicali del gruppo non sono in realtà molto calate nel progressive rock ed i connotati politici di alcuni testi hanno portato subito problemi di censura. Il debutto discografico su LP, un album dagli aromi psichedelici e cantautoriali intitolato semplicemente "Quarteto 1111", pubblicato nel 1970, fu infatti ritirato subito dal mercato. Nel 1973, nell'album "A Bruma Azul do Desejado" (uscito a nome Frei Hermano da Câmara e Quarteto 1111 e che si presenta come una collezione di opere di carattere liturgico), José Cid inizia le prime sperimentazioni con il Moog (il primo esemplare di questo strumento giunse in Portogallo grazie a Miguel Graça Moura che proprio in quell'anno forma gli Smoog) ma la vera rivoluzione sonora avviene con questo "Cantamos Pessoas Vivas", un vero idillio sinfonico inneggiante alla libertà, che si colloca ad anni luce di distanza dalle produzioni precedenti, ancora incerte ed immature. Il 1974 era l'anno della caduta del regime dittatoriale e sull'onda di questo evento sgorga l'inno alla libertà contenuto in questo album. "Liberdade" è una parola che ricorre spesso nelle liriche del disco, basate su un testo di José Jorge Latria, uno dei nomi più importanti della canzone politica portoghese e la musica stessa dà l'idea della libertà, della leggerezza e della gioia spirituale evocando sentimenti di speranza e allegria. Le partiture strumentali sono ariose e si basano, come preannunciato, su tappeti di Mellotron, usato a profusione, sia con registri di archi che di flauto. Il canto di José, che aumenta progressivamente di carattere ed intensità, si fonde alle note romantiche del Mellotron ed il Moog, molto Yessiano, è protagonista di brevi esplosioni festose. Siamo lontani dalle aperture spaziali di "10.000 anos" ed il sapore di questo album è più cantautoriale e più intimistico ma dotato, a mio giudizio, di un carisma maggiore. Molto bello è anche l'uso della chitarra acustica, che accresce il feeling cantautoriale, e del piano. L'album è concepito come un lunghissimo inno, interrotto a metà a causa della suddivisione fisica del vinile originale in due lati: abbiamo quindi una prima parte ed una seconda parte separate in maniera poco elegante proprio nel mezzo di una concitata fuga strumentale con tanto di lunghi assolo di chitarra elettrica. La durata complessiva dell'album è molto contenuta e si aggira attorno ai trenta minuti e questo è l'unico difetto che posso trovare in questo album, una perla ed un grande classico del prog sinfonico che non deve mancare in nessuna collezione, specialmente ora che finalmente è stato ristampato.

 

Jessica Attene

Collegamenti ad altre recensioni

JOSE' CID 10.000 anos depois entre Venus e Marte 1978 (Art Sublime 1994) 

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