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QUORUM Klubkin's voyage Mals 2011 RUS

Cominciando con la solita nota geopolitica, c’è da notare come gruppi che suonino prettamente Progressive Rock sinfonico, romantico o addirittura new Prog siano una rarità nella grande Russia e nelle ex repubbliche sovietiche. Facendo un piccolo sforzo mnemonico non mi viene da annoverare più nomi delle dita di una mano. I motivi di questa situazione potrebbero essere motivo di analisi ma non credo che sia questa la sede; i Quorum sono comunque uno di questi gruppi, guidati dal tastierista, ma anche polistrumentista, Dmitry Shtatnov, ben coadiuvato a sua volta dal chitarrista Pavel Barabanov e dal batterista Sergey Niconorov, con l’apporto anche del flautista Dmitry Drogounov e dalla cantante Elena Kanevskaya. I Quorum sono quindi un gruppo vero, non l’espressione della creatività essenzialmente di una o due persone; un gruppo che esiste ormai da una decina d’anni e che, dopo le solite vicissitudini costellate di vari cambi di formazione, registrazione di demo e difficoltà varie, giunge ora al proprio esordio ufficiale su CD.
Detto esordio avviene su un’etichetta di tutto rispetto e con un album di tutto rispetto, intriso di influenze che vanno dal Prog romantico classico (Yes su tutti, ma anche Genesis e Camel) a gruppi new Prog quali IQ, Marillion o i connazionali Avtograf. L’album è una sorta di concept album improntato sui sogni di avventura dell’infanzia che spesso (per non dire sempre) vengono sopraffatti, una volta adulti, dalle necessità della vita di tutti i giorni; il Klubkin del titolo è in effetti un riferimento proprio a una trasmissione televisiva russa molto seguita un tempo dagli adolescenti che raccontava di viaggi e fantasticherie. “Klubkin's voyage” (o “Клубкино Путешествие” in russo) è un album lungo, quasi 80 minuti di durata, che rischierebbe pertanto di stancare un po’ l’ascoltatore, alla lunga, ma bisogna dire che le 16 tracce sono tutte intense e pregne di melodia e contenuti, mai veramente deboli o fiacche, e riescono a tener abbastanza viva l’attenzione fino in fondo, anche se le liriche in russo possono mettere in difficoltà, sia per la comprensione che per la musicalità della lingua. Ad ogni modo il cantato di Shtatnov, che si occupa della maggior parte delle linee vocali, è gradevole e perde molte delle spigolosità della lingua; oltre a ciò l’impasto anche con le altre voci e la melodicità della musica risultano davvero efficaci e sono proprio questi fattori che ci rimandano più di una volta agli Yes, in quanto a richiami più diretti.
I brani sono talvolta legati l’un l’altro o anche separati da brevi intermezzi, a comporre una sorta di lunga suite, altalenante in quanto a climax e situazioni musicali ma piuttosto omogenea, tanto che può risultare difficile evidenziare un brano invece di un altro; bellissima ad esempio è “Beginning” (traccia 4: “Начало”) mentre la successiva “Confusion” (“Сомнения”) evidenzia la passione che il gruppo ha anche per la musica dei Rush, mentre “Klubkin's Voyage, part Two” (“Клубкино путешествие, часть вторая”), il brano più lungo dell’album peraltro, coi suoi quasi 9 minuti, è un pezzo strumentale che ci avvolge con le sue atmosfere sognanti, arricchite da parti di piano e flauto, e caratterizzato da una parte centrale che occhieggia il flamenco. E’ un’impresa rimanere indifferenti dall’ispirazione che questi ragazzi riversano in quest’album ottimamente orchestrato: anche se, come dicevo all’inizio, la maggior mole di lavoro pare ricadere sulle spalle di Shtatnov, non c’è comunque una vera preponderanza di alcuni strumenti a discapito di altri, facendo risultare il tutto molto equilibrato e ben realizzato, a beneficio della narrazione della storia che viene qui narrata e che, con le sue varie situazioni, consente di spaziare tra una situazione e l’altra, rendendo piacevolmente vario l’ascolto. Decisamente una piacevole opportunità di passare 78 minuti in compagnia di un album gradevole e ben costruito.


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Alberto Nucci

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