Home
 
QANTUM Le passage Musea Parallele 2016 FRA

Leggo che i componenti di questo gruppo provengono da altri gruppi chiamati Ultime Atome e Lapsus Linguae, ognuno con due album all’attivo, e che, come Qantum, hanno pubblicato un primo album nel 2009. Non siamo quindi alle prese con musicisti di primissimo pelo… e questo si sente. Ciò che non difetta al gruppo non è certo l’esperienza e la capacità di saper realizzare in modo adeguato quanto hanno in mente… benché ci sarebbe comunque qualche piccolo appunto da fare sulla registrazione. Ad ogni modo, ciò che abbiamo qui è un album di classico Progressive Rock alla francese, fortemente influenzato dall’eredità di Ange, Mona Lisa o Atoll ma con sonorità più orientate al new Prog, con il solito cantato in lingua madre molto espressivo e teatrale, brani melodici e moderatamente complessi, con belle alternanze tra passaggi tirati ed atmosfere più ampie e d’effetto. Cose insomma che abbiamo ormai sentito tante di quelle volte che potremmo ormai tranquillamente coniare un sottogenere ad hoc nei siti specializzati; i Qantum non riescono purtroppo a brillare in maniera particolare, all’interno di questo sottogenere, e gruppi recenti quali ad esempio Gens De La Lune o Motis riescono a fornire prove più convincenti e soprattutto più allettanti.
Non mi fraintendete: l’album è senz’altro divertente e le 7 canzoni riescono ad intrattenerci in modo abbastanza piacevole per oltre 50 minuti. Quello che manca è proprio il guizzo in più che, al di là dell’originalità che in assoluto manca (ma questo può anche non essere un punto nodale), riesca a far nascere il desiderio di riascoltarci il dischetto o comunque vadano al di là dell’ascolto poco meno che distratto.
Non che i brani, quali più e quali meno, non riescano ad essere trascinanti. L’iniziale “L’or”, che parla della conquista delle Americhe da parte dei conquistadores, presenta delle progressioni divertenti ed atmosfere anche intriganti; forse il gruppo si gioca già all’inizio la carta della miglior traccia del lotto. “Le rêve d'Isaac” ha tonalità drammatiche ed il cantato di Jean-Marc Tesorio, che pure in generale non entusiasma particolarmente, dà il meglio di sé. Possiamo evitare di ascoltarlo, comunque, nei due strumentali presenti nell’album. “Eaux de là” ha invece caratteristiche più melodiche ed il tappeto di tastiere si spande in tutta la sua larghezza nella prima parte del brano, con assolo di chitarra incorporato.
Finisce con la title track, canzone lunga quanto anonima, quest’album senza infamia e senza lode, ascoltabile giusto per inerzia, se amate il genere, ma che non lascerà molte tracce di sé.



Bookmark and Share

 

Alberto Nucci

Collegamenti ad altre recensioni

QANTUM Les temps oubliés 2009 

Italian
English