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PATRICK RONDAT On the edge Lucretia 1999 FRA

Il qui presente Rondat non solo ha calcato le scene di mezzo mondo facendo il turnista di musicisti dei settori pių disparati (vedi le collaborazioni con J.M. Jarre), ma si č avvicinato al jazz d'autore e ha fatto pure parte di quell'ensemble di virtuosi della chitarra creato da Satriani e chiamato G3. Un ottimo biglietto da visita, ma qualcuno si potrebbe chiedere dove sta il rock progressivo. Ebbene, sta in questo "On the edge"! Sia per il fatto che il nostro spazia tra tutti i generi riuscendo a creare tanti affreschi accattivanti dove la chitarra ha il ruolo predominante ma dove anche il resto degli strumentisti riesce a dire la propria. Il tutto inizia con la minisuite in 4 parti "Duality", dove spesso il rock di base diventa una serie di inseguimenti tra sei-corde e pianoforte. Si prosegue con qualche passo inevitabilmente falso e un po' troppo rock'n'roll per arrivare a una bellissima "Burn out" per sola chitarra acustica e piano, dove la bravura di Rondat sprizza fuori immediatamente. E' poi il momento di un'altra minisuite dal titolo "Why do you do things like that?", nella quale arrivano due ospiti di eccezione: il violinista Didier Lockwood e il genio del jazz e del pianoforte in generale Michel Petrucciani, qui nella sua ultima performance prima della morte. E vi giuro, che se amate questo grande artista, non resterete delusi dal suo assolo in questo brano veloce e metallico: da brividi! Il cd si chiude con altri tre brani proggheggianti che, pur essendo orecchiabili, non sono affatto semplici. Buon lavoro del batterista, oltre a quello di Rondat e di Petrucciani. Un disco da avere assolutamente, specialmente se amate il rock strumentale.

 

Alberto Nucci

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