Dopo "A midsummer's night dream", arriva, giustamente, "The winter's tale". Dopo meno d'un anno, ancora un'ora di musica da questa band, un tempo definita rustic rock, adesso invece meglio sintetizzabile come folk new Prog, che piaccia loro o no questa definizione! I 60 minuti di questo CD, per colmo d'ironia, contengono musica ancora più tipicamente Prog dell'album precedente; non che con ciò voglia dire che ci sia stata per forza un'evoluzione o che l'ultimo sia migliore... al contrario, le mie preferenze fra i due vanno a "A midsummer's night dream", ma occorre anche dire che un gruppo come i RJ, che un tempo odiavo, musicalmente parlando, adesso è tra i miei favoriti, nell'ambito del lotto di bands in attività nel Regno Unito. Il fatto che essi odino essere definiti Prog, nulla toglie, come dicevo, che in molti momenti quest'album presenti assonanze con la scuola new Prog britannica, vedi le ben note (ed apprezzate dal sottoscritto, si badi bene) progressioni tastieristiche simil-marillioniane. Sono più rari quei momenti folkeggianti che rendevano particolare i lavori dei RJ. Chi ne guadagna è la melodia, ma viene a mancare quel tocco di fantasia e di peculiarità. Lloyd George, il tastierista inseritosi recentemente nell'organico, ha portato un tocco di classe in più in un gruppo in precedenza molto povero, ma ha contribuito a fare del gruppo un altro gruppo new Prog, anche se di certo tra i migliori attualmente in circolazione. Forse la recensione può sembrare negativa, specialmente per un disco che mi è piaciuto non poco, ma è bene avvertire il lettore su ciò che troverà acquistando il CD in oggetto. Chi era innamorato del flauto di Davey Dodds, lo troverà ancora, ma in dosi un po' ridotte. Anche la chitarra non ha più la sua grande importanza; adesso dominano le tastiere. Se è vero, comunque, che rimpiango la strada che il gruppo aveva intrapreso, sia pur per un solo album, i RJ rimangono comunque uno dei migliori gruppi della S.I. Music.