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THE RED MASQUE Feathers for flesh Big Balloon Music 2004 USA

Nuovo lavoro per il quartetto statunitense formato da Karash Emami (chitarre e tastiere), Lynnette Shelley (voce), Brandon Ross (basso e tastiere) e Vonorn (batteria e tastiere), che si conferma come gruppo molto particolare nel panorama progressivo a stelle e strisce. I Red Masque, infatti, sono in grado di esibire una proposta che miscela elementi che vanno dalla musica classica al rock sinfonico, dal gothic all’avanguardia con cinque brani di lunga durata (si va dai nove ai quasi quindici minuti, tranne l’ultimo che si avvicina ai quattro). “House of ash”, che apre il cd, parte con atmosfere misteriose, ma dopo tre minuti e mezzo c’è un netto slancio verso un progressive robusto, dai ritmi tesi ed irrequieti. Subentra poi un organo ecclesiastico e il tutto vira in direzione di un sound che può ricordare i Van der Graaf Generator in versione più estrema. La voce di Lynnette fa il resto: evocativa, teatrale, sinistra, conturbante. Il paragone con i VdGG (la tensione del sax sostituita da una chitarra tagliente) è in effetti calzante anche per le altre composizioni, dove pure si denota una vena maggiormente dark e sperimentale. Come definire altrimenti le avventurose dissonanze (in alcuni tratti addirittura tendenti al R.I.O.), il flusso musicale asfissiante e l’alone di oscurità che permeano l’intero disco? Regna, infatti, una tensione opprimente che colpisce in modo deciso l’ascoltatore, stordito da assalti sonori che alimentano atmosfere grevi ed un forte senso di inquietudine. Sensi all’erta per cogliere ogni dettaglio, ogni sfumatura, ogni stranezza, con la certezza che insidie continue si celano dietro ogni brano. Citazione speciale per la seconda traccia “Passage”, caratterizzata da splendide combinazioni elettroacustiche, da un misto di energia e tecnicismo che si alterna a momenti di grande feeling e lirismo, chiaramente eredi degli anni ’70 (ascoltare in particolare le magiche melodie vocali), e da un crescendo strumentale, con spunti anche di chitarra frippiana, decisamente affascinante. Il giudizio finale? Non può che essere buono! Con qualche asperità in meno ed un pizzico di maturità in più potremmo essere al cospetto di un grandissimo gruppo.

 

Peppe Di Spirito

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THE RED MASQUE Fossileyes 2008 

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