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RICOCHER Chains Progrock Records 2004 NL

I Ricocher sono alla loro terza fatica, dopo il mini d'esordio "Quest for the Heartland" (2000) e il full-length cd "Cathedral of Emotions" (2002). Olandesi, propongono (come tanti altri connazionali, passati e presenti) un new prog di chiara matrice inglese. Le sonorità sono molto anni '80, soprattutto per le parti di tastiera, e possono richiamare soprattutto i Pendragon. Un'altra influenza va cercata nei primi e ultimi Saga (del resto popolarissimi nella terra dei tulipani), specie per la pomposità del sound. Quest'ultimo è potente e raffinato, molto elegante nell'incedere (merito anche dell'ottima incisione). La chitarra è, a tratti, molto latimeriana, in alcuni frangenti sonori anche floydiana. Note lunghe e fluide, ben calibrate; escursioni di synth; una sezione ritmica precisa e puntuale: queste, per sommi capi, le caratteristiche sonore del quintetto olandese.
Il lavoro è bello, va detto subito, vario e ispirato nel suo insieme. Il gruppo è già abbastanza maturo e dovrebbe pertanto incontrare i favori di quanti amano un prog sì melodico ma comunque sempre molto sinfonico. Apre "Virtual Images", divisa in tre movimenti peraltro molto armonizzati tra di loro e in grado di fotografare al meglio la proposta musicale dei Ricocher. La successiva "Bitter Tears" è un delicato tappeto pianistico che c'introduce alla seconda mini-suite, "Sand in your Eyes", anch'essa tripartita. Si tratta, secondo me, del miglior brano del lotto: le tastiere svolgono un lavoro eccellente, richiamando gli elvetici Clepsydra o i britannici Cyan. Gran pezzo, come detto, molto epico e senza concessioni commerciali. Queste sono, in ogni caso, del tutto assenti in "Chains". I cinque hanno recentemente accompagnato in tournée gli Arena e qualcuno potrebbe suggerire che la cosa non è avvenuta senza conseguenze. Rimango ad ogni modo convinto del fatto che l'ispirazione marillioniana sia assai labile se non inesistente. Un bene, vista la standardizzazione a cui tanti prodotti hanno abituato le nostre orecchie. Il secondo movimento di "Sand…" è, inoltre, addolcito dalla presenza di un azzeccatissimo sax. Il maggior pregio dei Ricocher è proprio quello di saper creare atmosfere malinconiche e suadenti al tempo stesso, senza ritornelli banali o zuccherosi. Certo, è new prog, quindi la sensazione del già sentito risulta difficilmente esorcizzabile. Il cd è comunque molto buono, in alcuni momenti eccellente. Non poco, trattandosi di un disco oggi definito non a torto di genere. Chi avesse apprezzato i vecchi debutti di Ywis o Cirkel può andare a colpo sicuro con questo lavoro. L'influenza Saga – rinati da alcuni anni a nuova vita, come l'ultimo "Network" ci conferma meravigliosamente – è infatti avvertibile più volte. "Whispering Voices" è ritmica e sostenuta. Strati di tastiere e assoli mai troppo invadenti contraddistinguono pure i brani restanti, dalla lunga "Locked Inside" alle conclusive "Point of No Return" e "Breaking the Chain". Arpeggi acustici si alternano talora ad aperture quasi spaziali. "Point…" in particolare appare decisamente moderna ed elettronica. Accanto ad "Angels Tear" degli Aragon ed a "The Sun Also Rises" degli Knight Area, a mio modesto avviso, il miglior cd progressive del 2004. Gli estimatori di Draghi e soci sono avvisati.

 

Davide Arecco

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