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ROUND HOUSE 3-D Musea / Poseidon 2006 JAP

Capperi! Questo disco l’ho già sentito! Ma non dai Round House. Mi serve uno sforzo di memoria, devo ricordare …
Intanto chi sono questi Round House? Il gruppo è tra i più antichi del prog-jazz nipponico. Con base ad Osaka, fanno parte di quella corrente chiamata West Japan Progressive Rock, operativa fin dagli anni ’70 e dedita a forme di prog di ispirazione brittanica, sia di stampo sinfonico, sia di provenienza jazz o canterburyana. Parca la discografia dei Round House, imperniata soprattutto al recupero di brani ’70 e ’80, è sfociata solo in realizzazioni piuttosto recenti, come “Wings To Rest” e “Jin.Zo-Ni.N.Gen” del 2002 e il “Live in Osaka” del 2001.
Pur essendo reputati molto originali e assai poco derivativi nello stile e nelle intenzioni, nel corso degli anni i Round House sono stati avvicinati ai gruppi più melodici del prog, con riferimenti soprattutto a Renaissance e Camel.
Anche questo lavoro ripesca brani già incisi e piuttosto rimaneggiati, più qualche inedito. La formazione si è ridotta a tre elementi e (sic!) il batterista Hiroshi Natori si è perso per strada. Questa è una nota assai dolente, perché la decisione del group leader, il chitarrista Masayuki Kato, è stata quella di utilizzare una consolle di programmazione di grande qualità, ma ben distante dalle capacità dimostrate da Natori nelle precedenti incisioni. Gli altri due elementi sono il bassista Yosiaki Uemura e il nuovo (o nuova, visto che non ho molta dimestichezza con i nomi di battesimo giapponesi) tastierista Soura Ishikawa.
Il trio ha prodotto un disco di buona qualità strumentale, molto leggero per l’aspetto prettamente prog, ma complessivamente godibile e rilassante. Quattro i brani inediti e cinque quelli riarrangiati. Ottimi spunti melodici nella title track “3-D”, mentre “SUISYAGOYA NO ASA” (in maiuscolo anche nel libretto) è ridotta dagli oltre 15 minuti dell’originale a poco più di 9, ha perso non solo in tempo ma anche in forza, svuotandosi di contenuti e non di semplici riempitivi. Buono il nuovo arrangiamento di “Super Warp” che propone, tra gli spunti jazz-rock, un duetto tastiere-chitarra piuttosto interessante. Lenta a partire e con sviluppi più ambient “INORI”.
Capperi! Questo disco l’ho già sentito! Non è un fatto di brani uguali o di composizioni plagiate. È il concetto di disco nella sua interezza, come se gli artisti avessero partorito due gemelli a distanza di tempo e spazio. Prima di finire la recensione so che mi verrà in mente.
Altro brano nuovo “Amber Rain” molto d’atmosfera, quasi da colonna sonora: grandi accordi, coerente nel suo sviluppo, seppure un po’ leggerino. Discorso analogo per la successiva “Tears of Sphinx”.
Ci sono! “Nocturne”, di Gigi Venegoni. La somiglianza è impressionante. Persino quella scelta, che non finirò mai di condannare, di utilizzare la batteria programmata. Quello che manca è, ovviamente, il calore mediterraneo.
Concludendo più New-Age che prog, più Brand X (X Communication) che Camel, proprio niente Renaissance.
Disco non brutto, ma inferiore alle precedenti produzioni, molto moderno nella ricerca sonora, globalmente apprezzabile e consigliato a chi, guidando, non rischia il colpo di sonno. Ascoltandolo si può anche chiacchierare con gli amici.

 

Roberto Vanali

Collegamenti ad altre recensioni

ROUND HOUSE Jin.zo-ni.n.gen 1978 (Music Term 2002) 
ROUND HOUSE Wings to rest - Live@2001 in Osaka 2001/2002 

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