Home
 
REALEAF Possibly not autoprod. 2007 ISR

Esordio discografico per questo gruppo israeliano, i cui membri curiosamente hanno iniziato a suonare assieme nell'aviazione durante il servizio di leva. Adempiti gli obblighi militari i 4 hanno registrato questo CD nel 2006 e un anno più tardi lo hanno pubblicato come autoproduzione. Questa band dimostra come in Israele non ci sia un movimento prog unitario, ma abbiamo piuttosto tante realtà isolate che mostrano fra di sé pochi tratti comuni. In questo caso la miscela sonora proposta è delicata e seducente e si basa su umori profondamente Floydiani, come accade nella gentile traccia d'apertura "Giant Bus In The Skyes", contrappuntata da una chitarra Gilmouriana. Le tastiere morbide di sottofondo fanno da tappezzeria e donano un tocco di classe a questa semplice composizione, fondendosi con le lievi note del flauto. La ritmica di base è quanto mai semplice e la voce di Yuval Goren sussurra delicatamente con un effetto finale che potrebbe ricordare il seducente e malinconico "Indian Summer" dei Landberk. Una maggiore cura in fase di registrazione e produzione avrebbe sicuramente potenziato la bellezza di questa traccia che presenta senza dubbio dei particolari da sgrezzare. Altre tracce presentano contorni psichedelici più marcati e perdono un po' in eleganza, con il loro impatto diretto ed i suoni riverberanti, come la successiva "Floating Underground", con le sue incursioni space rock e la sua esecuzione istintiva e forse anche approssimativa. Sicuramente la band dà il meglio di sé nelle tracce meditative, come nella bella title track di nove minuti, collocata in chiusura, che riprende quell'affascinante feeling della traccia di apertura. Piacciono un po' meno le tracce più grezze, proprio perché sembrano come imprigionate in una coltre sporca che forse sarebbe meglio rimuovere. Per il momento sono tanti i punti su cui lavorare ma le cose belle contenute in questo album, che non mancano di certo, ci consegnano un gruppo promettente che potenzialmente potrebbe avere molto da dire.

 

Jessica Attene

Italian
English