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ROOT Bird's eye & tiger striped autoprod. 2010 UK

Root è l’alter ego di David Kendall che canta e suona tutti gli strumenti. La sua avventura solitaria dura ormai da 12 anni e ha portato alla pubblicazione di sette album, incluso questo di cui vi parlo. Nonostante David faccia tutto in solitario i suoi dischi appaiono ben prodotti e curati. Ne deriva un sound molto fluido, dalle tinte morbide e piacevoli e votato interamente al Prog melodico e di atmosfera che può ricordare i Marillion era-Hogarth più annacquati e sinfonici. La voce stessa di David ha qualcosa che ricorda quella del più celebre collega e si mantiene sempre su timbriche vellutate e quasi sussurrate. La musica è decisamente scorrevole ma non ha in realtà nulla di speciale e le canzoni si susseguono una dopo l’altra senza che si riescano quasi a percepire i cambiamenti e le differenze fra loro. Non è molto elegante la scelta di usare la dissolvenza per concludere alcuni pezzi, cosa che inoltre conferisce una maggiore sensazione di piattezza. E’ come se l’autore non riuscisse a dare un senso compiuto ad un pezzo che non ha dei connotati particolari e per questo non merita in qualche modo di avere un finale degno e ben definito. L’elemento maggiormente in primo piano è il cantato e la musica è uno sfondo poco particolareggiato e privo di dettagli con tastiere lontane, la ritmica della batteria monotona ed esili arpeggi di chitarra. A dispetto di una copertina in apparenza interessante il contenuto dell’album si rivela purtroppo piuttosto scialbo. Fra i momenti da salvare mi piace citare la Cameliana “Lay Down” oppure “There’s no Change Today” con parti corali che ricordano vagamente i Beatles e qualche orchestrazione degna di nota ma è come cercare nella spazzatura qualcosa di vagamente commestibile. Alla fine dell’ascolto non rimane praticamente nulla di questa musica totalmente biodegradabile che può intrattenervi pigramente per un’ora e poco più senza lasciare traccia nella vostra memoria. Non si tratta di un brutto album ma neanche mi sento di avallare certe votazioni generose che si trovano in giro. A questo punto mi manca solo una frase ad effetto per chiudere la recensione… ma perché spremere le meningi per un artista che termina le proprie canzoni in dissolvenza?? Leggete le ultime righe abbassando gradualmente il tono della voce e siamo pari



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Jessica Attene

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