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RANESTRANE Nosferatu il vampiro autoprod. 2006 ITA

“Che collo delicato…” dice un Conte Dracula preda della corruzione fisica e della disperazione mentre con voce bramosa accarezza tra le unghie il medaglione contenente la foto di Lucy/Isabelle Adjani. In questi tempi bui, con la figura del vampiro banalizzata e ridicolizzata da libri, film e telefilm la cui qualità chiede una vendetta da lavare nel sangue, ascoltare un lavoro come quello realizzato dai Ranestrane equivale a mordere il collo di una splendida e sensuale Isabelle Adjani per risucchiarne la forza vitale. Riguardare il capolavoro di Werner Herzog forse non produrrà lo stesso effetto ma almeno può far riconciliare l’immaginazione con una delle figure mitiche della letteratura e del cinema horror.
Non al capolavoro muto di Murnau ma al suo rifacimento con protagonista Klaus Kinski si ispirano i Ranestrane per costruire questa colonna sonora immaginaria. E come la figura di Nosferatu, morbosa e decadente, aveva spazzato via il mito di un Conte Dracula gentleman romantico che popola tuttora l’arte vampiresca, i Ranestrane vanno oltre l’originale commento musicale dei Popol Vuh abbandonando i temi funerei e ossessivi per preferire il formato “Opera Rock”.
Il Rock è quindi protagonista e riesce a sottolineare con efficacia le atmosfere del film, passando da momenti cupi ad altri esaltanti, in un crescendo incalzante che segue la vicenda sino alla tragica conclusione. Il tutto in un susseguirsi di sonorità molto classiche di chitarre in overdrive, organo ruggente, pianoforte e synth analogici, con uno spettacolare gusto melodico e un’alternanza tra brani dalla struttura più indipendente (a me piacciono in particolare “Lucy”, “Via da Wismar” e “La nave”) e altri pensati soprattutto per accompagnare la parte visiva, sovrapposti ad estratti dei dialoghi della pellicola originale (nel doppiaggio in italiano). Il risultato, oltre ad essere molto omogeneo e non presentare cali di tensione, vive di vita propria. L’ascolto può quindi essere libero, con l’immaginazione a sopperire alla mancanza della parte visiva, oppure può procedere di pari passo con il film, realizzando pienamente l’intenzione originale del gruppo di fornire un accompagnamento alle immagini cupe e angosciose realizzate da Herzog (i cui lavori evidentemente ispirano la band nostrane, basti pensare anche al recente album del Ballo delle Castagne).
Ad un’analisi anche superficiale appare evidente che “Nosferatu il vampiro” va oltre il progressive, pur abbracciandolo e miscelandolo con un linguaggio in apparenza più semplice. Nella struttura delle composizioni si preferisce puntare sull’atmosfera piuttosto che sui clichè, siano essi progressivi siano quelli da colonna sonora cinematografica. Il risultato è molto riuscito e la scelta di realizzare sonorizzazioni per film celebri, già proseguita nel frattempo con “Shining” di Stanley Kubrik, rappresenta una strada vincente e tutto sommato originale (come è ottima l’idea dei cineconcerti, che prevedono la proiezione del film accompagnata all’esecuzione dal vivo della parte musicale). Nell’attesa di scoprire quale sarà il prossimo progetto, “Nosferatu il vampiro” può garantire ascolti soddisfacenti per parecchio tempo. Bevete quindi tranquillamente il sangue che trasuda dal rock contenuto nell’album, il suo sapore non vi deluderà.



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Nicola Sulas

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