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RØSENKREÜTZ Divide et impera Andromeda Relix / Opal Arts 2020 ITA

Sei anni di attesa non sono poi molti, oggigiorno: un tempo le band sfornavano uno o due album all’anno, nel mentre erano impegnate in un tour di millemila date magari, ma ormai i tempi sono questi. Venga considerato poi che questo progetto non è certo l’attività principale, neanche in ambito musicale, del polistrumentista Fabio Serra, ideatore e fac totum di questo progetto ed attivo nel mondo della musica elettronica e dance. La sua passione per la musica Prog è tuttavia di vecchia data: già negli anni ’80 dette vita assieme ad Alberto Bonomi (poi nei DFA) agli Arlequin e successivamente a una delle primissime band tributo dei Genesis in Italia (Yellow Plastic Shoobeedoo).
Il nucleo dei musicisti che accompagnano Serra (chitarre, tastiere e voce) in questa sua seconda avventura sono grosso modo rimasti gli stessi (Massimo Piubelli alla voce, Gianni Sabbioni al basso e Gianni Brunelli alla batteria), arricchendosi di nuovi elementi quali Carlo Soliman (piano e tastiere), Eva Impellizzeri (viola, voce e tastiere addizionali) e il quartetto d’archi Evequartett.
Questo suo progetto è all’insegna del Prog romantico, dalle tonalità leggere, ingentilito dall’utilizzo di archi, chitarra acustica e tastiere spesso discrete che non creano atmosfere sinfoniche accentuate ma che mantengono la musica in costante equilibrio tra un pop rock raffinato, il rock melodico e sonorità e tematiche più vicine al Prog.
Se ad esempio rimaniamo affascinati ed ammaliati da una traccia come “Aurelia”, caratterizzata da una prima parte delicata e soffusa ma soprattutto da una seconda parte in crescendo di emotività, con parti strumentali ipnotiche e trascinanti, la successiva “True Lies” ci raffredda con umori tipicamente pop AOR (da Bon Jovi a Bryan Adams) ma che serve proprio a narrarci delle realtà patinate che ci piace farci propinare dalla televisione.
Il rock melodico, come detto, è un elemento che troviamo spesso tra le 8 tracce di cui si compone l’album, a partire dal brano d’avvio “Freefall”, le cui sonorità ci ricordano un po’ i Genesis di “Behind the Lines”, fino alla conclusiva “The Collector”, di oltre 15 minuti, brano realmente esemplificativo delle due anime di questo progetto che spesso si fondono e si rincorrono. In questa drammatica traccia, il cui finale avvincente e in crescendo chiude davvero degnamente l’album, Kansas, Dream Theater e Styx si intrecciano in una appassionante e drammatica cavalcata che ci narra le oscure follie di un serial killer. Kansas, Queen e Toto sembrano invece impadronirsi decisamente di “Imaginary Friend”, la seconda traccia, dinamica e scoppiettante. Discrete anche le due ballad “The Candle in the Glass” e “Sorry And”, più melodica la prima, dal pathos più accentuato la seconda. Più pop rock la musica che troviamo su “I Know I Know”, anche se ciò non presuppone assolutamente alcuna leggerezza dei toni, anzi… decisamente drammatici ed inquietanti.
Si tratta di un album decisamente ben fatto, questo è innegabile, anche se a livello musicale forse non appassionerà molto i duri e puri del Prog: l’esperienza sia strumentale che alla console di Fabio Serra si fanno comunque sentire in modo positivo ed abbiamo un oggetto musicale veramente valido, equilibrato e ben confezionato.



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Alberto Nucci

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