Oltre che essere un virtuoso e dinamico tastierista, Sakuraba è da considerarsi ormai una piccola leggenda del panorama prog-rock giapponese alla luce dei numerosi dischi pubblicati fra collaborazioni, dischi solisti ed un esordio importante nel 1988 come tastierista dei Dejà Vu in "Baroque in the Future". Il suo stile tipicamente emersoniano, solenne e ridondante, sempre piuttosto elegante nelle composizioni, mai volgare o pacchiano nelle esecuzioni, rischia però di essere apprezzato solamente da una ristretta cerchia di devoti (almeno da noi, in Italia) appassionati... compreso il sottoscritto. "Gikyokuonsou", ristampa del primo disco solista di Sakuraba, pubblicato originariamente nel 1991 dalla Mij Records, comprende otto composizioni strumentali fedeli alla scuola EL&P e sicuramente non è casuale che ad accompagnare Sakuraba in questo disco ci sia solamente un bassista, Ken Ishita, ed il batterista Takeo Shimoda, insomma, il mitico power trio organo-basso-batteria che tanto fece scalpore (...erano altri tempi!) con i Nice più di una trentina d'anni fa, anche se in realtà ho l'impressione che Sakuraba, almeno per la scrittura di questo disco, sia rimasto comprensibilmente legato a sonorità e melodie tipicamente anni ottanta. Questo comunque non è un fattore che va a discredito della buona riuscita di questo disco: le composizioni di "Gikyokuonsou" nella loro immediatezza e misurata aggressività sono estremamente godibili ed intense, soprattutto dal punto di vista melodico. Le capacità tecniche dei musicisti naturalmente sono indiscutibili anche se ogni tanto il desiderio di stupire l'ascoltatore con trovate sinfoniche sempre più ardite e spericolate potrebbe far cadere Motoi ed i suoi compagni nel malsano tranello dell'autoindulgenza... fortunatamente Sakuraba possiede la giusta capacità di autocontrollo (dote non comune a tutti i solisti) altrimenti temo proprio che le mie impressioni verso quest'album non sarebbero state altrettanto positive come lo sono in questo momento.