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SIMON SAYS Paradise square Galileo 2002 SVE

Sette anni dopo l'acclamato esordio di "Ceinwen", ritornano i Simon Says, gruppo svedese che sa inserirsi nella linea Prog sinfonica dei connazionali Anglagard e Landberk, con dovizia di tastiere analogiche (cui si aggiunge qua e là un sitar!), rimanendo tuttavia in possesso di un sound personale e senza cadere in facili tranelli da easy listening progressivo (come fanno invece i Sinkadus). L'odore che si respira è comunque senza alcun dubbio quello dei Genesis, con passaggi di chitarra acustica, le tastiere alla Banks, gli assoli di chitarra elettrica tormentati ma senza mai perdere quel quid melodico... tutto al servizio di una musica, suddivisa in questo caso in 7 tracce di durata variabile tra i 4 e i 15 minuti, ricca di pathos, break e cambi d'atmosfera tanto repentini quanto naturali nel loro dipanarsi. "Paradise square" è uno di quegli album che crescono dentro di voi ascolto dopo ascolto, con l'accrescersi della familiarità con le varie tracce; un concept da scoprire piano piano. Non si pensi dunque di trovare un mieloso emulo di Gabriel e soci: innanzi tutto il cantato ha un tono distintivo netto, e poi comunque l'atmosfera generale del disco è piuttosto rock, senza annacquature inutili o irritanti. No; se i Simon Says hanno voluto in qualche modo emulare (o rendere omaggio) i mostri sacri del Prog, l'hanno fatto in maniera nettamente creativa, senza scopiazzature e riempiendo tutti i 63 minuti del CD con musica vera e creativa. Non ci sono momenti di stanca o qualche brano meno riuscito: pur non potendo parlare, obiettivamente, di un disco epocale, sicuramente questo secondo lavoro di Stefan Rondström e soci ha i numeri giusti per essere apprezzato dai fan del Prog sinfonico ma non solo.

 

Alberto Nucci

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