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SOTOS Platypus Cuneiform Records 2002 FRA

Amanti del RIO, dei Magma, dei King Crimson, fatevi avanti! Le sonorità contenute in "Platypus" soddisferanno infatti le vostre esigenze, grazie ad oltre un'ora di ottima musica orchestrale, sinistra, intensa e ricca di spunti degni di nota. Due lunghe suite compongono questo che è il secondo lavoro dei Sotos, band transalpina. Si comincia con i 41 minuti di "Malstrom", suddivisi in otto tracce: la partenza è crimsoniana, con ritmi serrati ed una chitarra indiavolata che duetta col violino, mentre il violoncello accompagna minacciosamente fino all'inizio orchestrale della seconda traccia, che si caratterizza per i toni soffusi, le dissonanze percussive e poche accelerazioni, col violino che la fa da padrone. E' ancora il fantasma di "Sailor's tale" e "Larks' tongues in aspic" a venire a galla all'inizio della terza parte, mentre l'ossessività ritmica della quarta è più vicina allo zeuhl che ha reso celebri Vander & co. Col proseguire della suite, il suono sembra farsi ancora più morboso ed asfissiante e la conferma è data dall'oscurità che caratterizza i 10 minuti della quinta traccia, contraddistinta da atmosfere che sono la giusta via di mezzo tra i Magma ed il RIO orchestrale di Univers Zero e Art Zoyd. Si prosegue con un bel mix delle influenze finora descritte, che precede la settima ed ultima parte, in cui il suono è più melodico e malinconico. L'altra suite è più breve con i suoi 27 minuti e mezzo, caratterizzati da un lungo viaggio attraverso sonorità care al RIO, con una musica ostica fatta di strambi andamenti percussivi, distorsioni chitarristiche, sperimentazioni sonore, note tenebrose e tribolate di violino e violoncello ed accelerazioni di gruppo particolarmente intense ed effervescenti. Penso che i sostenitori certe sonorità hanno già capito che questo disco è pane per i loro denti, forse addirittura sono bastate le prime righe di questa recensione a far rendere loro conto che "Platypus" è un cd da avere a tutti i costi.

 

Peppe Di Spirito

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