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SALEM HILL Mimi's magic moment Progrock Records 2005 USA

Sarà la presenza di David Ragsdale (che ha già collaborato in passato con la band), ospite in un paio di tracce, ma certe parti di violino sono terribilmente rievocative dei Kansas, fino a sfiorare il vero e proprio plagio. Il violino, e le influenze che ci riconducono al celebre gruppo americano, sono comunque soltanto occasionali ed in fondo si inseriscono in maniera fine e gradevole nel contesto di un'opera musicale leggera, basata su scelte melodiche semplici e con tocchi sinfonici ariosi e sfumati. Non sono finiti gli ospiti che hanno collaborato a questa settima opera in studio: alla voce, nella traccia di apertura, "The Joy Gem", troviamo Neal Morse e infine Fred Schendel (Glass Hammer) si esibisce in un assolo pianistico nella quarta ed ultima traccia ("The Future Me"). Abbiamo infatti soltanto quattro brani a dipingere i momenti magici di Mimi: un piccolo insieme di lunghi racconti che si estendono dai sette minuti della ballad elettroacustica "All Fall Down" ai ventuno circa di "Stolen By Ghost". In tutti i casi la musica è dominata da un romanticismo malinconico, espresso con sonorità delicate e soft che spesso indugiano e si perdono in momenti strumentali di atmosfera. Nell'ambito di queste divagazioni leggere (che rischiano di far crollare l'interesse dell'ascoltatore), assimilabili più che altro alla forma della ballad romantica, troviamo delle piccole sorprese costituite ora da una vivace schermaglia dal sapore mediorientale fra il flauto di Jeff Echo (ospite soltanto nella seconda traccia) e la chitarra elettrica, ora da una jam semi fusion alla Dixie Dregs (nell'ambito della traccia più lunga) con tastiere, violino e chitarra elettrica che si lanciano in assoli tecnici. Si tratta comunque di graziosi episodi isolati che emergono come tante isolette disperse nella piatta calma di un mare in bonaccia ove prevalgono vaghi riferimenti ai Camel contemporanei o ai Pink Floyd. Del ristretto lotto la traccia più articolata è quella di chiusura in cui si gioca sulle variazioni di un tema portante di sicura presa, passando dalla movimentata apertura in Yes stile all'intermezzo stucchevole con un sentimentale coro a due fra Alyssa Hendrix e Kevin Thomas, approdando infine a pregiati intrecci di pianoforte (con l'assolo di Schendel già citato) e tastiere. Un album leggero per romantici sognatori, gradevole anche se molto diluito ma comunque non privo di inciampi.

 

Jessica Attene

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