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SCARLET THREAD Valheista kaunein Musea 2006 FIN

Si tratta del secondo album di questa band finnica, dopo l'apprezzato esordio del 2003. In questo "Valheista kaunein" (che, tradotto, dovrebbe voler dire "La più bella delle bugie") c'è un deciso cambio di formazione, col solo Jani Timoniemi (chitarra) rimasto a dar continuità, quanto meno a livello personale, al nome Scarlet Thread; il gruppo adesso è composto da cinque musicisti, cui si aggiunge un ospite al flauto. Ciononostante questo CD è in continuità col precedente, confermando grosso modo le indicazioni stilistiche già apprezzate in precedenza, ovvero un Prog sinfonico strumentale che ha diversi punti di contatto con la tradizione finlandese (Tasavallan Presidenti su tutti), ma anche con alcuni grandi nomi anglosassoni quali Kansas (soprattutto, ma non solo, per l'utilizzo estensivo del violino) e Jethro Tull. Nella musica degli Scarlet Thread non mancano elementi fusion, folk ed altri di hard rock che, amalgamandosi ottimamente senza mai prendere il sopravvento, portano ad un risultato decisamente gradevole. In effetti il dischetto scorre via che è una meraviglia: mai pesante o ripetitivo, né troppo fruibile e nemmeno eccessivamente complesso, con un minutaggio dei brani molto omogeneo che non eccede i 6'18"; anche la lunghezza totale dell'album, meno di 43 minuti, è di quelle che invogliano decisamente ad un riascolto. Il gruppo sa fondere in maniera eccellente le proprie influenze mettendole al servizio di una creatività decisamente apprezzabile.
Il CD si avvia in maniera potente e d'impatto col brano d'apertura "Tahtojen taistelu", che inizia in modo irruente, con la chitarra elettrica che si produce in riff d'impatto e che sembra duellare con un violino non meno aggressivo. I toni si stemperano nella successiva title-track, per tornare su toni più impetuosi, ma mai eccessivi, con "Vaeltava", con una chitarra funky che non ha terminato, a quanto pare, di regolare i suoi conti col violino… duello questo che ci accompagnerà in pratica per il resto della durata dell'album. Su "Jumalanpilkkakirves" anche il flauto vuole dire la sua, profittando di un attimo di riposo del violinista; la chitarra non si fa certo impietosire e scaglia le sue bordate che tuttavia non infiacchiscono i contendenti. Al contrario, il brano successivo ("Valon lähettiläs") sembra vedere l'affermazione della leggiadria nei confronti dell'aggressività; anche il successivo "Aatoksia kivusta" sembra confermare questa tendenza, mentre la breve "Haarasilta" rappresenta un delizioso intermezzo più tipicamente folk. E' tempo per le due tracce di chiusura: la chitarra sembra aver mitigato i propri ardenti spiriti e fila d'amore e d'accordo con tutti adesso; la conclusione di questo bel CD è nell'ordine del "…e tutti vissero felici e contenti"… primi tra questi, ovviamente, gli ascoltatori di questo ottimo album.

 

Alberto Nucci

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