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SIGNS OF ONE Innerlands Unicorn Digital 2007 CAN

I Signs of One sono un gruppo proveniente del Quebec, regione canadese che ha dato tanto, tantissimo, al progressive mondiale. Purtroppo la provenienza da una particolare regione del mondo non è sinonimo di qualità a prescindere, e questi Signs of One, anche con tutte le attenuanti del caso, non riescono con "Innerlands" (il loro secondo lavoro ufficiale) ad emergere dalla massa di nuovi gruppi che ogni anno si presentano alla ribalta.
Non stiamo parlando di un brutto lavoro, ma di un opera che vuole pescare da troppe parti e non arriva a niente. In questo cd troviamo metal, folk, new prog, ballate, elementi jazz, polke, valzer e melodie accattivanti. Sembra il catalogo del buon disco progressive che vuol per forza esser strano e fruibile allo stesso tempo e come tutti i cataloghi manca di anima. Si ha l’impressione di un album costruito a tavolino, frutto di prove e di discussioni per fare un concept decente.
Già… il concept… quanti dischi abbiamo sentito con la solita storia del libro magico trovato al mercatino delle pulci, che viene aperto e ci si trova catapultati in mondi strani dove i veri nemici sono i mostri interiori che ognuno di noi si porta dentro? Basta…
E’ comunque un peccato, perché canzoni buone ce ne sono. Il disco va in crescendo e i brani migliori si trovano alla fine ("Farewell Master", "Us", "Fate").
Un disco che troverà sicuramente estimatori tra chi è facilmente impressionabile da cambi di tempo e genere, anche perché Steeve Tremblay e Yannick Lapointe costruiscono bei tappeti sonori e buone parti strumentali di chitarra e tastiera e la voce di David Schram è sempre pulita e precisa.
Un’occasione secondo me sprecata per la voglia di strafare. Quando i Signs of One riusciranno a trovare una direzione musicale precisa, con le qualità tecniche di cui sono capaci, ci troveremo davanti ad un gruppo che potrà dire veramente qualcosa di interessante.
Staremo a vedere in futuro.

 

Antonio Piacentini

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