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SCAPA FLOW Uuteen aikaan Kompass Records 1980 (Rocket Records 2010) FIN

Questa ristampa riporta alla luce dopo anni di oblio una perla rara del Progressive Rock finlandese, conosciuta fino ad ora per lo più negli ambienti dei collezionisti. Uscito purtroppo in una fase di declino per il nostro genere, il debutto discografico degli Scapa Flow fu all’epoca di fatto ignorato, nonostante le sue buone qualità. Le sue ambientazioni folk sinfoniche, il suo sound vintage e le belle aperture strumentali con riferimenti a Camel, Jethro Tull e, in maniera più velata, ai King Crimson, ne fanno un’opera pregevole e godibile, anche se purtroppo la sua durata, 34 minuti circa, è piuttosto esigua. Questa ristampa non è integrata da bonus purtroppo ma la musica, esaltata da una qualità audio discreta, è così bella che possiamo comunque ritenerci soddisfatti. Circa le note biografiche del gruppo, purtroppo non ne so molto, visto che il booklet striminzito riporta una biografia nella sola lingua finlandese. Posso dirvi che i primordi del gruppo risalgono al 1976, epoca in cui il flautista, sassofonista e cantante Ismo Järvinen già si esibiva sotto questo nome con un pool variabile di musicisti. La prima line-up stabile giunge nel 1978 e comprende Olavi Killönen alla batteria, sostituito più tardi da Leevi Leppänen (proveniente dalla band di Pekka Pohjola), Timo Seppänen alla chitarra, Pia Maria Noponen alla voce, PolyMoog e flauto, Kari Jaksola alle tastiere, il cui posto viene poi preso da Eero-Pekka Kolehmainen (PolyMoog, Fender Rhodes e Mini-Korg) ed infine troviamo Asko Ahonen al basso. Si dice che i testi fossero stati scritti originariamente in inglese ma poi, per la pubblicazione del primo album, fu deciso di tradurli in finlandese. Le voci soliste sono due, quella delicata di Pia Maria, che possiamo ascoltare nella delicata traccia di apertura “Valmiina Heräämään”, e quella più scialba di Ismo Järvinen. A posteriori, soprattutto nei momenti in cui ascoltiamo la voce di Pia Maria, potrei dire che trovo bei riferimenti ai Viima fra i cui componenti, non a caso, troviamo Mikko Uusi-Oukari che ha suonato con gli Scapa Flow fra il 1976 ed il 1980. Già il fatto che mi sia saltato alla mente, come punto di riferimento, un gruppo contemporaneo dovrebbe essere indicativo circa la freschezza del sound di questo album che non appare assolutamente fuori moda o datato, fatta eccezione per qualche tonalità delle tastiere che lascia appena percepire un vaghissimo sentore anni Ottanta. Ma si tratta comunque di piccoli particolari. Le atmosfere sono sempre diradate e piacevolmente malinconiche e gli strumenti occupano gli spazi in maniera non invadente pur concedendosi di tanto in tanto qualche piccolo momento di protagonismo, come in “Mikä Aamu” con le sue brevi aperture jazz e sinfoniche, impreziosite da un flauto Tulliano. Nonostante qualche piccolo appunto per quel che riguarda, come già detto, le parti vocali maschili, non splendide ma comunque neanche fastidiose, il giudizio rimane complessivamente buono per un album che rappresenta un’isola (o meglio una baia) felice di ottimo prog folk sinfonico in un periodo non troppo fortunato per il nostro genere.


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Jessica Attene

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