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SPLIT SOFA The gathering Daisy Chain 2010 UK

Provenienti dalla contea del Derbyshire, gli Split Sofa nascono nel 1999 come veicolo per la musica composta dal cantautore Lewis Docksey, nelle sue stesse parole “pop psichedelico”. Attraverso un lavoro instancabile di autopromozione e una buona attività live, con questo album la band (non senza qualche rimescolamento di line-up) raggiunge il rispettabile traguardo del sesto album di lunghezza piena.
Se la musica degli Split Sofa può essere definita figlia illegittima dei Pink Floyd, essa risulta altrettanto imparentata con un certo british rock tipico dell’ultimo decennio, e non ci stupiamo apprendendo dell’amore di Lewie e soci per Oasis e Coldplay; il tutto è infarcito di un’aura tipicamente sixties, che impedisce ai brani di assumere la complessità di struttura tipica di chi cavalca l’onda del “prog revival”. Ecco allora scodellata una serie di gioiellini perfettamente godibili in una raffinata “forma canzone”, guidati dalla voce suadente di Docksey, dalle tre chitarre (che siano acustiche, suonate da Martin Gilman, coautore di molti brani o elettriche e slide, suonate da Joe Nicklin, ma sempre su coordinate melodiche) e a volte da un organo o da un piano, perfetto complemento di una proposta vagamente nostalgica ma non derivativa in modo pedissequo.
Se la coralità di episodi come “Circles”, con i suoi intrecci di chitarre o della più riflessiva “All that you know” possono richiamare band di rock alternativo come Doves o Elbow, le atmosfere ariose di “Shadowman” si potrebbero definire Pink Floyd-lite ed hanno punti in comune ai primissimi Porcupine Tree, con la loro ritmica lineare e cadenzata, mentre la semiacustica “Run from the dawn” ci offre il meglio dei due mondi, mescolando sensibilità moderna ad una struttura familiare e sognante, grazie al piano, alle esclamazioni della chitarra slide e all’ottima prestazione di Lewie: a mio parere il vertice dell’intero disco, assieme alla coda strumentale di “Before the storm” che chiude il lavoro.
Non sempre i nostri danno l’impressione di centrare l’obiettivo: “U will C me” è orecchiabile ma troppo leggerina per destare interesse, così come “I’m following” è un tentativo in direzione di sonorità più “cool” che stona un po’ con il resto, meglio la divagazione in territori jazzy di “Take me there”, con le sue sottolineature di vibrafono e il basso fretless di Gareth Williams ben presente.
Al termine dell’ascolto ci si rende conto che la componente “pop” è in effetti uno degli ingredienti della ricetta degli Split Sofa, e neanche di scarso rilievo; per quanto il sottoscritto, legato a stilemi più progressivi, possa aver apprezzato meno questo aspetto, la coerenza del risultato finale va sottoposta al gradimento del singolo ascoltatore e spero che a questo punto sia chiaro che il target di questo album sia da cercarsi al confine della cerchia dei “progster tout-court”, se mai esiste un luogo del genere.
La band è attualmente al lavoro sul suo settimo lavoro, per cui è previsto il titolo di “Coloured Dream”: auguriamo a questi onesti artigiani della canzone sofisticata di ottenere il meritato riscontro anche al di fuori della scena locale.


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Mauro Ranchicchio

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