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SCARLET THREAD Never since Presence Records 2013 FIN

Pensavamo di averli persi per sempre di vista e ce ne dispiaceva molto, quando ecco un nuovo album in studio, a distanza di sette anni dall’ottimo “Valheista Kaunein” e di ben dieci dall’esordio “Psykedeelisiä joutsenlauluja”… anche se, a vedere bene, la registrazione di questo lavoro risale al 2008 e trova quindi un supporto fisico disponibile sul mercato con notevole ritardo. Le sorprese non finiscono qui perché a quanto pare in tutto questo tempo la band è cresciuta molto, soprattutto grazie all’innesto di una bellissima voce femminile, quella di Mari Vuoritie, che è riuscita a rinnovare la splendida ricetta di base in versione totalmente strumentale che già conoscevamo. La formazione, già abbondantemente rimaneggiata fra il primo e il secondo album, può ancora contare sulla doppia chitarra di Jani Timoniemi e di Sami Hiltunen, sul violino di Erja Pätsi e sulla batteria di Jere Nivukoski. Abbiamo invece un nuovo bassista, Janne Tuovinen, e due ospiti, Pekka Elsilä e Pasi Hiltula, rispettivamente al flauto e alle tastiere.
Le sette canzoni che qui troviamo offrono un totale di circa 45 minuti di musica leggiadra in cui si mescolano elementi di folk nordico, con intrecci preziosi di flauto e violino, belle aperture sinfoniche e una matrice hard blues solida a fare da collante. La voce di Mari è poi la classica ciliegina sulla torta, così indovinata con le sue timbriche dolci a smorzare l’impatto ruvido della base chitarristica, instancabile e ben pronunciata. Le colorazioni sono squisitamente vintage e fanno sentire ancora più fortemente il legame con alcuni grandi del passato, primi fra tutti i Tasavallan Presidenttii di “Lambertland”, anche se i più pigri non potranno fare a meno di trovare assonanze più scontate con i Jethro Tull e a volte con i Kansas. Il sapore retrò viene inoltre rafforzato da adeguate spolverate di psichedelia e da un’esecuzione che sembra stata registrata in presa diretta. La scelta di inserire delle parti cantate ovviamente ha fatto in modo di mettere in risalto la forma della canzone, senza però perdere tutta la complessità delle sequenze strumentali che si prendono comunque il loro spazio. Tutto questo, a mio modo di vedere, aumenta molto la fruibilità d’ascolto. “Tomb” ad esempio lascia molto campo alla brava Mari e la sua voce è a tutti gli effetti centrale ma sul finale si trova comunque il modo di inserire una lunga sequenza psichedelica con accenti jazz dominati dall’organo che lascia poi spazio ad un violino lunare. Inoltre elementi acustici ed elettrici sono ben dosati in maniera tale da non dissipare mai l’energia. In questo senso sono fondamentali le due chitarre che si dividono base ritmica ed assoli per ritirarsi all’occorrenza in maniera tale da far brillare al meglio gli aspetti più melodici della musica. Come accade per esempio nella lanciata traccia di apertura, “Dark World”, un ottimo biglietto da visita per il gruppo, o anche in “Ariadhron”, dapprima incentrata proprio su riff di chitarra cadenzati e ben in evidenza, con interessanti accelerazioni guidate dal violino ma sempre con un buon supporto delle sei corde, e infine focalizzata sul cantato delicato con arrangiamenti molto più vaporosi ed eleganti. Le atmosfere sono spesso solari e positive e persino un titolo potenzialmente foriero di presagi negativi come “Instrumental Agony” nasconde invece un brano molto Tulliano e giocoso, attraversato dal flauto vivace, da un violino rustico, con ritmiche allegre su cui danzano tutti gli strumenti. Anche quando i suoni si fanno crepuscolari e sognanti, come in “An Old Dream”, non si eccede mai con le sensazioni negative e oscure, grazie soprattutto ad una interpretazione canora gentile e luminosa, in grado di dissipare ogni lembo di nebbia.
Questa nuova veste degli Scarlet Thread mi piace molto, la trovo semplice nel complesso ma stuzzicante, affabile, istintiva e vitale e mi auguro che non ci ritroveremo ad aspettare troppo tempo prima di vederne il seguito. Magari l’assetto interamente strumentale poteva dare in passato maggiore risalto ai tecnicismi ma questa nuova formula sicuramente riesce a catturare l’orecchio dell’ascoltatore fin da subito e risulta decisamente più confortevole e, per tutta una serie di caratteristiche che ho in parte descritto, per nulla ruffiana o dai sentori artificiali. La stampa su CD non è stata fatta con grosse tirature e all’inizio era prevista addirittura la sola distribuzione digitale, motivo in più questo per non perdere troppo tempo e per tuffarsi sull’acquisto di un album che potrebbe essere destinato ad essere ascoltato più e più volte… e per lo meno da parte mia sarà certamente così.


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Jessica Attene

Collegamenti ad altre recensioni

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SCARLET THREAD Valheista kaunein 2006 
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