Home
 
SLYDE New world simpathy / Feed the machine autoprod. 2012 / 2011 CAN

Il promo della band canadese è datato 2013, ma in realtà contiene l’ultimo EP, “New world simpathy”, che risale al 2012, a cui fa seguito “Feed the machine” pubblicato l’anno precedente. I due lavori seguono “Slyde I” (2009) e “Slyde II” (2010); quattro uscite che possono essere ordinate e/o scaricate direttamente dal loro bandcamp, oltre che essere ascoltate preventivamente.
Il quartetto canadese (in cui suona la tastierista Sarah Westbrook dai tratti somatici chiaramente orientali) dichiara di essere ispirato dal metal melodico europeo, dalla musica dei videogiochi giapponesi e dal western rock. Una proposta che li ha portati ad essere protagonisti di numerosi concerti sia in patria che all’estero, ottenendo molti passaggi radio per il loro ultimo album, che tra le altre cose ha avuto importanti segnalazioni e riconoscimenti da StroudFM nel Regno Unito. Le tematiche dei testi sono incentrate principalmente su argomentazioni di natura politica intesa nel senso più ampio del termine, mentre il sound è un chiaro e moderno heavy rock melodico, che di prog ha ben poco. Con buona pace delle opinioni dei colleghi d’Oltremanica, che vanno sempre e comunque rispettate.
L’album veramente interessante degli Slyde è il primo omonimo, dove c’è una forte energia ed a tratti il termine prog – al di là dei controtempi di batteria, che sono comunque presenti pure qua – assume anche un suo significato; il secondo, tutto sommato, campava sulla scia del suo predecessore, ma subito dopo la suonata non è stata più la medesima. O meglio: la matrice è sempre la stessa e l’impegno del gruppo è comunque molto forte, rendendosi protagonista di melodie parecchio gradevoli che sarebbe molto bello sentire anche nelle radio italiane con una certa frequenza. E allora cosa c’è che non va? Nulla, a patto che il contenuto dei due lavori presi in esame venga preso per ciò che realmente è: un heavy rock americano dai riff assai pastosi (a tal proposito non farebbe male una revisione in fase di produzione nei momenti più “caotici”) che, per l’appunto, deve moltissimo ad un certo metal melodico della vecchia Europa, la quale alla fin fine ha sempre qualcosa da trasmettere alle nuove leve. Se il punto di partenza è questo, allora i quattro brani di “New world simpathy” (forse una parodia della “New world symphony” di Dvorak?) risulteranno ben accette a chi ama questo tipo di sonorità, con le sue scale spesso veloci e la bella voce del chitarrista Nathan Da Silva, a cui però consigliamo di iniziare ad elaborare un maggior numero di assoli e che soprattutto comincino ad essere più lunghi.
“Feed the machine” non è poi così diverso dal suo successore, quindi è inutile stare a ripetere le stesse parole. Si può solo essere contenti per gli Slyde se con la loro proposta stanno raccogliendo parecchi consensi, sia di pubblico che di addetti ai lavori. Ma rimanere inseriti in un range che li possa definire per ciò che realmente sono, non è sinonimo di sminuimento. Anzi.
Speriamo, nel loro interesse, che ciò venga compreso.


Bookmark and Share
 

Michele Merenda

Italian
English