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SUNNEVA We are trees autoprod. 2014 ITA

Provengono da Napoli i Sunneva, ma c’è ben poco di calore partenopeo nella loro musica. Questo sarebbe intuibile già se si conoscono le origini del nome scelto. Sunneva, infatti, è un nome femminile islandese e nell’album di debutto si punta su atmosfere elegiache miscelando un sound post-rock con elementi di folk nordico ed un pizzico di elettronica e mantenendo una forte malinconia di fondo. Alla base, c’è l’ottimo lavoro compositivo di quello che possiamo considerare il deus ex machina di questo progetto, Stefano Pellone, unico musicista ad essere presente in tutte le tracce del cd, ma che si fa accompagnare da validissimi collaboratori. Ma ritorniamo per un attimo al nome e vediamo come una piccola autopresentazione già ci dia preziose indicazione su come Pellone intende muoversi: “Sunneva è una creatura nordica; l'Islanda è la sua patria d'adozione, il legame con la terra, i boschi, la natura è essenziale nella sua poetica. Sunneva è femmina, madre ed amante, sensuale, complessa ed incomprensibile eppure saggia ed antica. Sunneva è nelle ninne cantate ai bimbi, nelle giostre e nei carillon, negli strumenti giocattolo e negli abbracci materni”. Dichiarando fin dall’inizio un certo amore per l’Islanda, non sorprende la partenza affidata ai ritmi lenti di “Flames”, brano che riprende gli insegnamenti di Amiina, Mum e Sigur Ros, ma che pure fa venire in mente gli americani Slint, con il suo incedere onirico e inquieto, in grado di essere al contempo algido e dolce. Si prosegue con le trame della ballata acustica “Invincible” e con brani come “New year’s day” e “Empty”, che ancora sembrano spingere verso i mondi sonori incantati creati dai Sigur Ros. Fino ai due pezzi conclusivi “Embrace” e la title-track, che, pur in maniera diversa, avanzano indolenti e strascicati, fanno avvertire i legami tra post-rock e folk, fanno credere in un’esplosione sonora che non arriva, eppure mantengono una carica fortissima e quasi palpabile. Si tratta ad ogni modo, di composizioni create in maniera semplice, ma efficace; alle fondamenta spesso ci sono degli accordi di chitarra, nello sviluppo interventi raffinati e mai invadenti di piano, archi, programmazioni elettroniche per creare atmosfere rarefatte e in qualche modo tese. Con questo debutto di ventotto minuti, il progetto Sunneva si mostra estremamente suggestivo, distante dai vari lidi prog di cui si parla solitamente su queste pagine, ma capace comunque di sprigionare una grande forza evocativa con il suo trip sonoro, di far intravedere una personale via al post-rock, di far rivivere certe suggestioni floydiane perse a cavallo degli anni ’60 e dei ’70, di farci conoscere un artista, Stefano Pellone, che ha tutte le carte in regola per donare emozioni con la sua musica.


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Peppe Di Spirito

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