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SOMNAMBULIST Somnambulist The Laser's Edge 1996 USA

La ricerca dell'originalità è divenuta un'esigenza fondamentale per ogni gruppo progressive che si rispetti, posto che voglia riuscire ad elevarsi sopra il marasma di proposte, vecchie e nuove, che negli ultimi anni hanno contribuito a inflazionare il mercato. Forse una recensione non sarebbe il posto più adatto per dirlo, ma ci si dovrebbe ormai esser resi conto che non basta più rifare Genesis o Marillion per incontrare i favori di un pubblico ancora appassionato, ma divenuto estremamente selettivo a causa delle numerose esperienze negative sperimentate, sulla propria pelle e a danno del proprio portafoglio.

I SOMNAMBULIST pare abbiano fatto tesoro di una simile riflessione; quindi profondono tutto il loro impegno (talvolta anche più dei dovuto) nel riuscire ad offirirci un qualcosa in grado di muoversi costantemente sopra le righe, di stupire per originalità, e, in definitiva, di catalizzare l'attenzione del potenziale ascoltatore. E' chiaro che questa originalità va ricercata, se si vuoi rimanere all'interno del genere denominato rock progressivo, tramite la proposizione in chiave più o meno rivoluzionaria di elementi già noti: e questo è proprio ciò che fanno i SOMNAMBULIST, prendendo dagli anni settanta le sonorità di Hammond, Moog e di un Mellotron che in pochi casi come questo dà l'impressione di essere al passo coi tempi, dai King Crimson certe soluzioni di chitarra decisamente frippiane, dall'heavy l'instancabile cattiveria, e dal prog in generale la complessità delle strutture compositive. Il tutto miscelato con mano sapiente, valorizzato con qualche trovata di studio che contribuisca a dare l'impressione che questo non sia il-classico-disco-prog-registrato-in-una-giornata, e perennemente animato da uno spirito truculento che permea con forza tutto il lavoro dei SOMNAMBULIST (dalla copertina con tanto di scheletro e massa sanguinolenta sullo sfondo ai ringraziamenti a E.A. Poe, H.P. Lovecraft e Dario Argento).

Il risultato ottenuto può essere definito alla resa dei conti un gran bel disco prog. Ancora lontano dal capolavoro, forse a tratti stordente, ma sicuramente uno degli acquisti più appetibili di questa prima metà del '97. Ascoltatelo bene perché ce n'è bisogno, e forse converrete con me che le sue perle migliori sono concentrate nella seconda parte, magari perché un po' meno accanita nello stupire ad ogni costo, o magari semplicemente perché con lo scorrere del CD le orecchie sì assuefanno gradualmente all'intensità del suo bombardamento sonoro. E' in brani come "Pinocchio" e "Multum in porvo", tra serrate incursioni di chitarra elettrica, frastornanti progressioni ritmiche ed inaspettati quanto benedetti frammenti di pianoforte e di clavicembalo che i SOMNAMBULIST danno il meglio di sé.

 

Riccardo Maranghi

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SOMNAMBULIST The paranormal humidor 2001 

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