Home
 
SIGNAL TO NOISE RATIO Work in progress autoprod. 2016 POL

Album sperimentale, questo primo vagito del trio polacco; sperimentale sia per quanto riguarda il genere proposto e sia per quanto riguarda la struttura del lavoro in sé e per sé. Un insieme di brani che vanno dal 2012 al 2015, con cui vengono coperti diversi aspetti dell’attività musicale intrapresa nel corso degli anni, cioè quei “lavori in corso” riportati nel titolo che la band comunica di continuare ad elaborare in sede live. Tanto per dire, “Droga za widnokres” è una cover di Marek Grechuta (curiosa la commistione “spaziale” con un cantato da silente e lacrimevole dramma popolare tipico dell’Est), ritenuto una vera leggenda nel panorama musicale nazionale, mentre “Duchy Elektryczności” è presentata in versione remix, sicuramente debitrice dei Kraftwerk.
La musica sperimentale di cui sopra – in questo caso formata dallo strano connubio tra simil-psichedelia, space-rock e curiose soluzioni cantate in un polacco quasi sempre triste da Przemysław Piłaciński – non presenta particolari accelerazioni. Partiture molto “mentali” si potrà dire, che necessitano di attenzione in un contesto più meditativo; chissà, potrebbe essere. “Zanim” si apre tra gli arpeggi di chitarra dello stesso Piłaciński, i synth di Maria Białota ed il sax di Adam "Izaak" Wasążnik (anche batterista della band), per un effetto che ricorda molto i messicani Muros de Agua ed un po’ anche gli svedesi DarXtar più siderali. Interessante, anche se poi, come già detto, i ritmi non variano assolutamente, dando così la sensazione di ascoltare un unico lungo brano, nonostante i vari pezzi abbiano differenti origini. Vi sono dei movimenti d’assestamento in “Körkarlen” (frammenti, dicono loro, di “The phantom carriage”, qui eseguiti con l’ospite Aleksandra Jaromin all’oboe), che ricordano sicuramente certe trovate Crimsoniane miste ad altre soluzioni decisamente noir. “Entropia”, introdotta da un sax sghembo, comincia a prendere finalmente quota dopo circa sei minuti, per poi rallentare nuovamente, andare avanti con le improvvisazioni e quindi riprendere il ritmo più sostenuto terminando dopo un quarto d’ora. Si tratta di una di quelle tracce che vengono sviluppate nella dimensione live, come “Ludzie-muchomory”, che comincia tetra, si perde nei consueti paradisi artificiali, diviene più incisiva e poi rallenta di nuovo tra note di chitarra elettricamente eterea. Si chiude con “Odwodniele, omdlenie, zaćmienie, vale a dire il remix di un brano tratto da “Calma”, secondo album tutt’oggi inedito della ambient band Iluzjon.
Null’altro da aggiungere, se non ribadire ancora una volta che si tratta di un “esperimento” vero e proprio, una specie di puzzle curiosamente omogeneo nelle sue immagini. Si vedrà se questi “lavori in corso” saranno da intendere solo come una prova generale… oppure sta davvero tutto qui.



Bookmark and Share

 

Michele Merenda

Italian
English