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SHAMAN ELEPHANT Crystals Karisma & Dark Essence Records 2016 NOR

Dopo l’EP “More” del 2015, il quartetto norvegese denominato Shaman Elephant propone il suo primo full-length, dal titolo “Crystals”. Si tratta di un lavoro carico di energia, passatista, ma non eccessivamente nostalgico, ricco di calore con belle cavalcate su ritmi serrati e intriganti melodie vocali. La band formata da Jonas Særstem (organo e piano elettrico), Eirik Sejersted Vognstølen (chitarre e voce), Ole-Andersen Jensen (basso) e Jard Hole (batteria e percussioni) punta infatti su sonorità heavy-prog infarcite di psichedelia. Un parallelismo, per dare ulteriori indicazioni e far capire meglio di cosa parliamo, può essere fatto con quelle proposte della casa discografica svedese Transubstans, tipo Siena Root e Black Bonzo. Il meglio viene dato nelle composizioni di ampia durata, che sono la title-track (oltre otto minuti), “The jazz” (dieci) e “Stoned conceptions (dodici e mezzo). In queste tracce ci ritroviamo di fronte ad un vero e proprio assalto sonoro vintage, che porta ai giorni nostri le esperienze degli Hawkwind, contaminandole con acid-rock, hard rock erede dei Black Sabbath, reminiscenze hendrixiane e tanto altro. Le chitarre elettriche e l’organo volano alla grande sui ritmi aggressivi e a tratti persino feroci ed è con questa potenza di fuoco che gli Shaman Elephant riescono a lanciarsi in una musica ipnotica. A volte indovinano riff sanguinari che fanno sobbalzare dalla sedia, ma non mancano momenti di calma apparente nei quali passaggi semiacustici fanno respirare un attimo prima che torni la tempesta, o con vibrazioni vagamente spacey che vanno poi impennandosi in crescendo che travolgono. Non altrettanto emozionanti, però, i due brani di durata più contenuta, tra i quattro e i sei minuti, “Shaman in the woods” e “I.A.B.” che appaiono più diretti e meno dinamici con una costruzione più prevedibile. Più particolari e intriganti, invece, i sei minuti della strumentale “Tusko”, aperti da belle fughe di piano elettrico, che sembrano inizialmente dare quasi un orientamento jazzistico, che via via si trasforma in un allucinante viaggio sonoro psichedelico. La Norvegia sta dando belle soddisfazioni negli ultimi tempi, con gruppi che partendo dal passato hanno trovato una propria via valida. Pensiamo, giusto per fare qualche esempio, agli Elephant9, a Jono El Grande, agli Ossicles, agli Arabs in Aspic, ai Seven Impale. Con il loro sound sporco, ruspante, duro e incandescente, gli Shaman Elephant si affacciano in questo panorama nel quale possono tranquillamente dire la loro.



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Peppe Di Spirito

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