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SEZIONE FRENANTE Nuove dimensioni Ma.Ra.Cash 2019 ITA

La storia di questa band veneziana ci riporta ai primi anni ’70 quando, inizialmente sotto il nome di Nuove Dimensioni (guarda un po’…), comincia a suonare in giro aprendo i concerti niente meno che di Orme, Perigeo, Ibis e Biglietto Per l’Inferno. Malgrado ciò, la band si scioglie senza lasciare tracce. Agli inizi del nuovo millennio, tre dei membri fondatori decidono di rispolverare il progetto; nel 2011 viene pubblicato un EP e nel 2014 esce il primo album (“Metafora di un Viaggio”, ripubblicato in versione rivisitata ed ampliata tre anni dopo), contenente nuovi e vecchi brani che vanno a formare un concept album che parla di un viaggio introspettivo nell’animo umano.
Per questo secondo full length la formazione si è rinnovata rispetto all’esordio; i membri fondatori sono rimasti due (Alessandro Casagrande -batteria- e Mirco De Marchi -tastiere-) e tra i nuovi membri della ri-fondazione il solo Sandro Bellemo (basso) è ancora qui. I nuovi membri sono Antonio Zullo (chitarra) e Luciano Degli Alimari (voce) cui vanno ad aggiungersi gli ospiti Deborah Barbiero (cori), Mauro Martello (flauto) e Francesca Rismondo (violoncello).
Non avevo avuto modo di ascoltare in precedenza la musica di questa band ma le cronache nominavano, tra i riferimenti, Banco, Orme e Locanda Delle Fate. Boom! Quante volte capita di leggere questi accostamenti per poi, alla prova dell’ascolto, trovare brutte copie che non valgono neanche l’unghia del mignolo dell’ultimo dei musicisti di queste band i cui nomi vengono inopinatamente menzionati? Troppe volte, sicuramente.
Andando dunque ad iniziare l’ascolto di questo disco con spirito disincantato, ci possiamo innanzi tutto rendere conto, fin dalle prime note, che gli accostamenti di cui sopra non sono del tutto azzardati; Orme e Locanda sono decisamente presenti in questa musica, il Banco un po’ meno, forse, ma non è un accostamento del tutto peregrino.
Anche “Nuove Dimensioni” è un concept album, a quanto si legge sul sito della band, anche se forse sarebbe più giusto parlare di un album a tema, dato che, sempre sul sito, viene spiegato che l’album “indaga sulle origini dell’universo, sulle profondità dello spazio, sulla natura del tempo, sul fato dei buchi neri. […]Che posto abbiamo noi esseri umani in tutto questo?”.Non un vero e proprio concept quindi, con una storia da narrare, più o meno compiutamente. Ma è una questione di lana caprina, ovviamente.
Bisogna altresì notare che la realizzazione, a partire dalla registrazione, produzione, congruità della proposta musicale e qualità dei testi, è sicuramente al di sopra della sufficienza, a differenza di molti degli esempi cui accennavo in precedenza. Gli 8 titoli, tutti piuttosto omogenei (due sono al di sotto dei 4 minuti, uno arriva ai 10, gli altri si attestano sui 6-8 minuti), si sviluppano in modo abbastanza leggero, anche con una certa ironia, caratterizzati da belle atmosfere di tastiere (Hammond, Mellotron e Moog fanno parte dell’armamentario di De Marchi) che tuttavia non sono mai esageratamente preponderanti. Il cantante (assente solo nel brano d’apertura “Kosmos”) ha una timbrica abbastanza gradevole, chiara ma non certo flebile, sicuramente espressiva e vagamente tenorile.
La lunga “E’ Nata una Stella” rimane la mia canzone preferita, forse per il contrasto tra la parte musicale trascinante, con un ottimo assolo di chitarra nella sezione finale, e la giocosità delle liriche, ma apprezzo molto anche la breve e rockeggiante “Fuso dalle Necessità”, in cui echeggiano un po’ i Genesis di “Cinema Show”, “Principe del Vuoto”, dai tratti delicati e lirici, pur con improvvise esplosioni strumentali e un finale in crescendo, e infine “Orizzonte degli Eventi”, dalla ritmica piacevolmente intricata.
Un buon album insomma, sicuramente gradevole e senza grossi appunti da muovergli, in tutta onestà. Senza vette qualitative particolari, magari, ma piacevole e su discreti livelli dal primo all’ultimo minuto.



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Alberto Nucci

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